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Immagine del redattoreGabriella Grasso

L’Università popolare di Leonforte e la villa Bonsignore

L’Università popolare di Leonforte ha ragionato sul “restyling deciso” di villa Bonsignore e di come dall’ars topiaria si sia passati al “vignalazzu”. Il dott. Luigi Buscemi, agronomo paesaggista, specialista in “architettura dei giardini e progettazione del paesaggio”, ha tenuto una lezione sulla storia del giardino di villa Bonsignore. Martedì pomeriggio, presso la libreria Mecenate, il dott. Buscemi ha ricostruito la storia del giardino di villa Bonsignore. Giardino “ecclettico”, perchè formale e informale al contempo. La villa, risalante al 1850 si affacciava su un giardino all’italiana fatto di una vegetazione addomesticata in forme solide geometriche, spirali, labirinti e viali sormontati da gelsi da carta, secondo i dettami dell’ars topiaria. Tutto questo fino ad Aprile perché un giorno dell’Aprile scorso, il giardino è passato dall’essere un giardino all’italiana a “vignalazzu”, secondo l’uso leonfortese. Il “vignalazzu”, a Leonforte, è un topos che per opes legis colpisce ogni cosa pubblica sia essa piazza, strada, ufficio o giardino e il giardino di villa Bonsignore ne è stato colpito. Senza un progetto o un atto amministrativo, il giardino è stato trasformato in una esedra con palco di ferro al centro. Sono stati tagliati alberi a alto fusto (i gelsi da carta), gli oleandri che perimetravano il viale d’ingresso (velenosi e per ciò pericolosi; secondo un funzionario che su Facebook ha risposto al perché di tanto scempio) e tolti i pilastrini in pietra, perché? Per creare un’area eventi? L’amministrazione tace, (non sa o non vuole sapere?) l’ufficio tecnico, pare, non essere stato informato e neppure la soprintendenza. A Leonforte dunque funziona così: se sei un privato e devi sistemare un dammuso, l’iter è macchinoso e incomprensibile; se invece agisci per conto delle istituzioni, ogni cosa è lecita e nulla deve essere spiegato perché vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare, sennò passi per sobillatore, avvelenatore dei pozzi, istigatore o semplicemente “scassacazzi".


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