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Immagine del redattoreGabriella Grasso

"Leonforte può tollerare questo scempio?"

Questo post, corredato di foto, è comparso sulla pagina di Luigi Buscemi. Il professore Buscemi, attento conoscitore del patrimonio monumentale di Leonforte, ha denunciato questo "sfregio alla storia, alla cultura, all'architettura, all'arte, alla dignità del nostro povero paese!". Il post fa riferimento alla parrocchia di santo Stefano Protomartire. La chiesa ampliata, restaurata e modificata nel 1657 per iniziativa di Giovan Battista Falciglia, venne offerta alle anime del Purgatorio e nel 1772, sotto la direzione del capomastro Carmelo Saitta e per volontà del sacerdote Giovan Battista Lambusta, dedicata a Santo Stefano. La chiesa, costruita con pietra locale di san Giovanni, di recente ha "subito" un'imbiancatura che ha sollevato, su Facebook, una discussione interessante. Tanti leonfortesi hanno, aspramente, criticato l'intervento e non è mancata l'irenica risposta della locale guardia svizzera: " Credo che questa scelta sia stata avvallata dalla sovrintendenza ed autorizzata, avrà sicuramente un suo perché, cosa che alla maggior parte dei cittadini che non siano tecnici della materia sfugge,. Buona visione", ma i tecnici della materia hanno detto la loro. In sintesi due sono le posizioni degli esperti: la volontà chiara di segnare il ritocco per distinguerlo dal resto dell'edificio che avrebbe comunque potuto rispettare il contesto paesistico con il ricorso a un colore meno freddo e la mancanza, evitabile, di sensibilità e rispetto della preesistente compatibilità materica, formale e strutturale in fregio alla "concinnitas". In buona sostanza si poteva fare meglio e soprattutto si doveva evitare l'orrido effetto ou

tlet, che recentemente ha colpito tutto l'entroterra siciliano.



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