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Immagine del redattoreGerminal Controvoce

Piergiacomo La Via: l'acqua che non c'è

Aggiornamento: 18 lug




Un’amministrazione comunale che per fronteggiare la drammatica crisi idrica,

anziché riparare i bottini e le tubazioni della montagna o scavare pozzi artesiani,

spende 120 mila euro per comprare un’autobotte è un’amministrazione inetta.

Non trovo altri aggettivi che rendano meglio il concetto.

Ma cosa ci mettiamo dentro questa costosa autobotte, l’acqua che non c’è ?

Non mi appassiona per nulla, poi, la polemica Bonelli-La Giglia fatta di invettive,

denunce e controdenunce.

E’ una polemica tutta paesana e tutta all’interno della destra. Probabilmente uno

strascico dell’ultima campagna elettorale, dove il dr. Bonelli (che sosteneva la

Chinnici) e il sig. La Giglia (il candidato Tamajo) hanno ingaggiato una guerra delle

preferenze nella stessa lista di Forza Italia. Non saprei poi chi dei due ha vinto.

Entrambi, penso, si sono bene affermati intorno ai 500 voti.

La polemica però è sterile e non centra il problema.

Perché il problema non è chi è il responsabile di aver ceduto le sorgenti Campanito

ad AcquaEnna, semmai è come rientrarne in possesso.

Il problema è che paghiamo l’acqua 3-4 euro al metro cubo, il costo più alto della

Sicilia e tra i più alti d’Italia.

Il problema è che nelle bollette troviamo una voce “partite pregresse”, che si aggira

intorno al 10-15%, somme che arbitrariamente AcquaEnna iscrive e si incamera,

senza averne mai chiarito la natura.

Il problema è che il Comune per tutti gli Uffici pubblici ed i locali di sua proprietà

paga le bollette ad AcquaEnna senza fiatare (perché magari così sarà previsto nei

contratti). E il costo viene caricato sul contribuente.

Il problema è che nessuno dice o fa niente !

Torno alle sorgenti Campanito perché entrambi i contendenti, in qualche modo, mi

tirano in ballo per una delibera di 23 anni fa del Consiglio Comunale dell’epoca.

Io non mi difendo dicendo che le delibere le vota il Consiglio e non il Sindaco.

O che avrei potuto anche non condividere quell’atto, così come non lo condividevo.

Oppure che, proprio il 30 ottobre 2001, dieci minuti dopo l’adozione della delibera

ATO, quel Consiglio Comunale, con una decisione kamikaze, ha votato la sfiducia

facendo decadere Sindaco, Giunta e Consiglio.

O infine e soprattutto che sfiducia ed adesione all’ATO sono state decise da ed a

Enna.

Perché tuttocciò non vale nulla.

La verità è che, quella sera ed a quell’ora, io ero il Sindaco ed anche se dieci minuti

dopo non lo sarei più stato, certamente non sono esente da responsabilità.

Diceva un Magistrato che adesso non è più tra noi “se in un fascicolo a me assegnato

si trova una mosca morta la responsabilità è mia”.

E io sono assolutamente d’accordo con lui.

Di tutti gli atti votati dal Consiglio Comunale, condivisi o meno, giusti o sbagliati, il

capo dell’Amministrazione è chiamato sempre e comunque a risponderne

politicamente.

E dal 5 dicembre 1993 al 30 ottobre 2021, in quegli anni di grandi emozioni,

smisurate gioie ed altrettante enormi amarezze, di tutto ciò che è avvenuto, nel

bene e nel male, io ne sono responsabile.

E’ anche vero che successivamente all’adesione all’ATO, chi è venuto dopo di me ha

pattuito condizioni, sottoscritto contratti con AcquaEnna e si è assunto l’onere del

monitoraggio e della verifica.

In definitiva ogni capo dell’amministrazione che si è avvicendato ha il suo “fascicolo”

assegnato e come me è responsabile per gli anni del proprio mandato.

Per spezzare una lancia a favore di tutti, è doveroso sottolineare che probabilmente

nessuno pensava che AcquaEnna fosse un carrozzone clientelare ed una sanguisuga.

Ma torniamo al problema ed al che fare.

Primo bisogna studiare una exit strategy, tentando di rescindere i contratti

anticipatamente e/o comunque rinegoziare patti e condizioni con il gestore.

Nell’immediatezza, l’ho già detto, ma repetita iuvant, con un affidamento in urgenza

di poche decine di migliaia di euro, incaricare un artigiano locale che provveda alla

sistemazione dei bottini di raccolta Campanito-Grafagna ed alla riparazione delle

perdite, con il consenso da parte di AcquaEnna o, eventualmente, in caso contrario,

con ordinanza sindacale contingibile ed urgente.

Così -secondo me- porteremmo nel centro urbano e nelle campagne almeno altri 10

litri al secondo.

E poi investire 60-80 mila euro per realizzare almeno quattro pozzi artesiani

comunali.

La politica deve trovare subito soluzioni, perché i voti non li chiede AcquaEnna.

I voti li continueranno a chiedere ancora il sig. Ciccio La Giglia e il dr. Luigi Bonelli,

che magari continueranno a farsi la guerra delle preferenze e poi ancora a

polemizzare e poi a lanciarsi reciproche invettive e poi a denunciarsi a vicenda.

Ma intanto noi rimaniamo assetati.


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