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DOMENICO GIACONIA: FERDINAND PECORA- STORIA DI UN VIAGGIO (SENZA RITORNO)


Tra gli emigrati nicosiani di fine Ottocento, vi è un calzolaio, Luigi Pecora: è figlio di don Nicolò, usciere, e di Donna Maddalena Granata. E’ nato nel 1846, sa leggere e scrivere (cosa non comune per quei tempi), ma evidentemente non basta per viver bene a Nicosia e tirare su una famiglia. A 37 anni, nel 1883, decide di cercare (e trovare) una “nuova vita” oltreoceano; è tra i primi a preferire il trasferimento negli Stati Uniti d’America rispetto all’America del Sud (Argentina e Brasile). Affronta l’incognito da solo lasciando nella sua città natale tre figli piccoli (piccolissimi!): Nicola, Giuseppe e Ferdinando (di 5, 3 ed 1 anno) e la moglie, Rosa Messina, incinta di una bambina, che nascerà nel gennaio dell’'84, Maddalena Francesca, quando il padre è già negli USA. Parte insieme ad altri paesani; raggiungeranno, sicuramente con qualche difficoltà, il porto di Napoli; da lì si imbarcano sulla nave “India” della compagnia “Italia” e dopo venti giorni di navigazione, approdano nel porto di Ellis Island. Luigi, giunto in quella baia, fermerà il suo viaggio proprio a New York; egli si stabilisce a poca distanza dalla foce dell’Hudson, a Manhattan, nel multietnico quartiere di Greenwich Village, situato a ridosso del fiume, che già da un anno vede l'arrivo di parecchia gente (anche migranti) per via della sua posizione che garantisce una migliore salubrità che i newyorchesi cercano a causa dell’epidemia di febbre gialla scoppiata l’anno prima.

Trova sicuramente un’accettabile sistemazione in quel sobborgo, tant’è che invita la sua famigliola a raggiungerlo. Rosa Messina, dopo tre anni dalla partenza del marito, nell’aprile del 1886, allora ventottenne, insieme ai suoi quattro figli affronterà la lunga e perigliosa traversata oceanica imbarcandosi sulla nave “Alessia”: il 2 maggio di quell’anno raggiungeranno la baia di Ellis Island.

Certamente l’abitare in un quartiere non completamente popolato da emigrati italiani costituisce una “marcia in più” perchè la famiglia si integri più facilmente e velocemente in quella realtà urbana così diversa dalla Nicosia rurale e arretrata del tempo. Nasceranno almeno altri 4 figli in terra americana: Madaleine, Michael, Marie e Natalie (il Nicola primogenito nei Censimenti americani non compare con la sua effettiva età ma parecchio più piccolo, facendo supporre una sua morte prematura ed una nuova nascita di un figlio maschio, Michael); qualche anno dopo, nel 1894, il fratello di Luigi, Ruggiero, raggiunge la famiglia ed abiterà con loro per alcuni anni: risiede nella stessa casa della lower Manhattan nei primi anni del ‘900.

I ragazzi cresceranno in un contesto meno “ghettizzato” rispetto a quello del quartiere abitato solamente dagli italiani, la “Little Italy” newyorchese. Si può immaginare che la famiglia frequenti l’Hell’s Kictchen a Manhattan, che vivano completamente l’atmosfera meno retrograda e più “aperta” e multiculturale di quel sobborgo, che passino i loro momenti di relax intorno a “Washington Square” e che frequentino la chiesa di “Nostra Signora di Pompei” (costruita dagli italiani). Le giovani figlie di Luigi e Rosa sono “sarte”, i figli maschi si impiegano: Michael è contabile in una fabbrica, Ferdinando (Ferdinand) e Nicola (Nicholas) lavorano come “impiegati” ma compiranno studi universitari (il censimento del 1910 li certifica “law layer”: avvocati).

Ferdinand è il primo a sposarsi e ad uscir fuori da quel nucleo familiare: nel 1910 convola a nozze con la newyorkese, Florence Louise Waterman, di origini anglo-tedesche. Andranno ad abitare nell’Upper West Side, quartiere residenziale e commerciale di Manhattan, a Nord del Greenwich Village della sua infanzia ed adolescenza: il quartiere è frequentato (lo è tuttora) da lavoratori in ambito culturale ed artistico ed affaristico. Evidentemente la sua vita fa un ulteriore salto di qualità. Nessuno può considerarlo un WOP, un “guappo”, come venivano in quel periodo tacciati con disprezzo i migranti italiani.

IL 1911 per lui è un anno importante: ottiene la cittadinanza americana, nasce il suo unico figlio, Louis Wellington e si abilita all’esercizio della professione forense. Sono lontani i tempi in cui è costretto ad abbandonare la scuola per aiutare la famiglia ed il padre Luigi impossibilitato, per un grave infortunio, a lavorare. E’ caparbio, ha nel suo DNA lo spirito di sacrificio instillato dai suoi genitori che, evidentemente, lo portano con loro dalla ormai lontana e mai più visitata terra siciliana.

Nel 1918 è nominato vice Procuratore distrettuale per la città di New York. Si mette in luce per le sue eccezionali doti investigative e il suo essere integerrimo “protettore” della legge. Non è ben gradito dall’apparato organizzativo (il Tammany Hall) del suo Partito democratico a New York.

Il padre, il nicosiano Luigi Pecora, muore nel 1920, facendo appena in tempo a vedere il proprio figlio realizzarsi professionalmente.

In seguito la stessa organizzazione politica democratica ne ostacola la nomina a procuratore distrettuale nel 1929.

Come vice Procuratore distrettuale riesce a fare chiudere centinaia di "bucket shops", uffici illegali dove si scommetteva sull’aumento o sulla diminuzione del valore di titoli e azioni ma anche sui prezzi quotati in borsa di beni di prima necessità come petrolio e grano. La sua esperienza accumulata nell’indagare reati di tipo fiscale e finanziario, dopo una parentesi di libera professione in seguito alla mancata nomina a Procuratore, gli consente di esser preso in considerazione dal Senato americano, per la nomina a Presidente della Commissione d’inchiesta per stabilire le cause del tracollo finanziario di Wall Street (avvenuto tre anni prima). Arriva a presiederla nel 1933, dopo un anno di insuccessi accumulati dai due precedenti presidenti. Con l’appoggio diretto del presidente Franklin D. Roosevelt , il Pecora rinverdisce il lavoro della Commissione e, con le sue capacità investigative e organizzative, riesce a sbrogliare l’intricatissima matassa mettendo in luce le cause del tracollo ed i banchieri ed uomini d’affari direttamente coinvolti nel crack finanziario più famoso della storia. E’ conosciuto in tutti gli Stati Uniti d’America. Il “Time”, proprio in quell’anno, gli dedica una copertina. Famosi sono i suoi “interrogatori” nei riguardi di grandi banchieri americani: Mitchell della National City Bank e J.P. Morgan. Sulla sua esperienza nella Commissione scriverà un libro "Wall Street Under Oath: The Story of Our; Modern Money Changers"

Dopo due anni dalla chiusura della Commissione, nel 1935, è nominato Giudice della Corte Suprema dello Stato di New York e ricopre quell’incarico fino al 1950 quando decide di provare a quasi settant’anni, ad intraprendere la strada della politica, candidandosi alla carica di Sindaco di New York, senza però riuscirci.

Ritorna alla libera professione con prestigiosi incarichi professionali (sarà il legale rappresentante della Warner Bros). Ferdinand si spegne, quasi novantenne nel dicembre del 1971 nella sua casa a Manhattan.

La storia di Ferdinand Pecora è indubbiamente una storia di successi, di rivalsa, ma è, però, anche la storia di gente che decide di abbandonare la propria terra per sempre, di uomini e donne rifiutati, negletti, sfruttati. Figli di una terra mai “madre” ma “matrigna”. Più di centoquaranta anni sono trascorsi da quel lontano 1883, quando questa famiglia decide di non avere più niente a che fare con le proprie origini. E oggi? Forse non è cambiato nulla! (La foto è presa dal web)

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