Non ho mai usato la prima persona nei miei pezzi tranne in alcuni rari casi. Oggi mi sento di usarla perché più che un “pezzo” è questa una amara riflessione tra me e il mio paese. Da un mese e mezzo non sono più a Nicosia, emigrato per inseguire i miei sogni. Ritornando al paese per questo ponte, avendo iniziato a vivere altre realtà, rivedo il mio paese con occhi diversi. Ci fu un periodo in cui ho amato Nicosia, oggi posso amarla ancora, ma proprio perché la amo provo pietà per questo paese e forse potrei anche mettermi a pregare qualunque divinità (io, non appartenente ad alcuna confessione) affinchè questo paese possa ritrovare un briciolo di dignità.
Ho trovato un paese abbandonato a se stesso, sporco, incivile, con macchine che fra poco si parcheggeranno sopra la fontana. Un paese spento ormai pieno di si vende, con negozi chiusi, con persone che, anche se imperterrite continuano ad operare a Nicosia, non vedono all’orizzonte altra soluzione se non quella di emigrare. Confrontandomi tutti mi fanno notare che non è possibile che in un mese e mezzo possa essere cambiato così in peggio il paese. E allora la soluzione è unica: Nicosia è male amministrato. Mal rappresentato. Magari quando ero a Nicosia e non conoscevo altre realtà mi veniva difficile fare un confronto e pensavo che a prescindere di tutto, anche a prescindere di pesanti scivoloni della giunta Bonelli quale l’hub militare o quella stupidaggine del borgo più bello d’Italia, Nicosia fosse un paese bello. Oggi che vedo altre realtà vedo sempre in Nicosia un paese bello, ma mal curato. Nicosia, una bella ragazza vestita di stracci abbandonata a se stessa, anzi maltrattata come Cenerentola. Vi faccio qualche esempio: dove sto io nella piazza principale non esiste un posto per le auto e le auto parcheggiano in maniera ordinata (altrimenti fioccano le multe) in appositi parcheggi messi in aree nascoste del paese (peraltro grande circa quanto Nicosia). Una carta a terra non esiste. Le piante decorative decorano realmente il paese (recentemente hanno messo dei tulipani) a dispetto di questi obbrobriosi pezzi di metallo peraltro forse anche pericolosi. Dove sono io si parla di futuro, di giovani, di come potenziare la rete, di come trarre vantaggio dall’intelligenza artificiale. A Nicosia vedo che hanno riesumato la Democrazia Cristiana che, ricordiamolo (alla faccia degli esempi), è stata coinvolta in Tangentopoli ben trent’anni fa. E come atto politico cosa fa? Chiede la stabilizzazione dei precari, tema che si discuteva quando mio nonno faceva le elementari ma che nasconde implicitamente il danno che non permette a Nicosia di liberarsi di una classe politica parassitaria, ovvero il clientelismo. Dove sto io se una cosa mi spetta di diritto non mi viene passata come cortesia. Dove sto io se devo contattare il sindaco o qualche elemento politico o della società civile non devo sperare di trovarlo di buono o cattivo umore e sperare che all’ultimo non abbia un impegno improvviso, si stabilisce la data e si fa l’incontro. Dove sto io l’informazione è libera, non prende finanziamenti dal potentino di turno e quindi applica censura a tutti coloro invisi al potere per continuare a scodinzolare in attesa del croccantino. Dove sto io non esistono gli eroi, perché non abbiamo bisogno di eroi (che non esistono), ma di gente normale. Non esistono le fiaccolate o le elezioni bulgare. Esiste la politica, il confronto di idee. Non esiste un consiglio comunale che sfiora la rissa. Non esistono consiglieri comunali da trent’anni che ancora ci vogliono fare la predica su come si dovrebbe fare politica con supposte settimanali. Non esiste che un rappresentante politico condannato o anche solo indagato per reati gravissimi continui a fare imperterrito il rappresentante del popolo. Non esistono associazioni autoreferenziali (qui ci sono due/tre associazioni attive, non esiste la “presidenza di cittadinanza” come qua a Nicosia) ed è più importante una presentazione di libro che una sagra mangereccia.
In questi ultimi giorni ho visto grazie a Germinal – anche se me lo sarei aspettato di chi vanta di essere occhio vigile del territorio dandomi sempre più ragione che qualcuno confonde il curtigghiu con la notizia, la libertà con la propaganda – due lodevoli iniziative di rilancio del territorio non certo provenienti dalla politica ma dalla società civile, ovvero il confronto sul soffitto ligneo che permetterebbe un turismo culturale non indifferente (dove sono io c’è solo un castello e praticamente è vivisezionato talmente viene sfruttato in iniziative) e un omaggio al 25 aprile che, al di là di diverse riserve su come purtroppo questa data sia diventata divisiva, è comunque festa di tutti gli italiani e festa di libertà. In questi giorni è poi morto un uomo che ha fatto della libertà di opinione la Sua più alta missione di vita e per essa spesso e volentieri ha subito molto, e non ho visto se non su Germinal, un solo tributo (parlo, ovviamente, di Gino Guglielmo).
Povera Nicosia, che pena mi fai! Ho sognato per te le cose più grandi. Mi sono impegnato per te raggiungendo anche importanti risultati. Ho deciso di lasciare in questa terra i miei due figli più importanti ben sapendo che dove sono io verrebbero su molto meglio soprattutto perché qui si dà merito al merito e si colgono le occasioni, non si attuano stupide azioni di boicottaggio o piagnucolii di certi esponenti che si fanno i preziosi nonostante abbiano contribuito alla disfatta di questo paese. So bene che dopo questo articolo avrò dei problemi da certi esponenti che cercheranno di “uccidere” questi miei figli perché ho osato contraddire quello che ci e vi vogliono far credere con fumo negli occhi, non capendo che il vero danno lo fanno a Nicosia. Ma io non posso più stare in silenzio. L’omertà non mi deve appartenere.
Mi verrebbe da citare Dante e, riadattandolo, dire “Ahi serva Nicosia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”. Ma poi penso che l’unico gesto d’amore che posso ancora dare io a Nicosia da fuori è ripetere quello che disse il cardinal Martini della Chiesa (sempre riadattandolo):
“Un tempo avevo sogni Nicosia. Una Nicosia che non dipende dai poteri di questo mondo…. Una Nicosia che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Nicosia che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Nicosia giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Ho deciso di pregare per Nicosia.”
Alain Calò
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