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Borghi per borghesi

L'Italia è il paese dei poeti, dei santi e dei navigatori. Ma anche dei «borghi». Da qualche anno, un borgo non si nega a nessuno; c'è Il borgo della Pietra Liscia, del "Lippo" per presepi, delle Buche artistiche e dei delle "cuticchie" asimmetriche; c'è il borgo del sale, del pepe dell'olio e in ultimo c'è il borgo dei borghi: il più borgo di tutti. Le migliaia di comuni italiani, la varietà e complessità territoriale di un paese costituito da poche grandi città, pochissime «metropoli», molte città medie, una miriade di piccoli comuni, frazioni, reti di città, campagne, coste, colline e montagne, vengono ridotte all’immagine di «borgo» bello e bisognoso, uguale a tanti altri e perfettamente inglobato nella goffa egemonia del «turismo petrolio d’Italia». Il borgo è diventato un comodo e informe contenitore dove riporre, deformandola, l’alterità dei territori. Come se i territori del margine non avessero un loro carattere autonomo e differenziato, non fossero da riabitare anzitutto fin dalla vita quotidiana delle persone. Basta borghi torniamo ai paesi perché

il Belpaese troppo spesso dimentica i paesi e abusi di borghi.



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