FRANCO FISCELLA. "DAL ROSSO AL BIANCO. ( PASSANDO PER IL VERDE) : IL TRASFORMISMO CHE NON TRASFORMA NICOSIA".
- Germinal Controvoce
- 30 ago
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Il trasformismo o girovagare politico, di per sé, non è necessariamente un male. Può anche rappresentare la naturale evoluzione di chi cerca, nel tempo, un riferimento politico più vicino ai propri principi e alla propria visione del bene comune. Se non ci sono interessi personali dietro, cambiare partito può perfino essere un atto di coerenza, un tentativo di restare fedeli a ideali che le sigle, di volta in volta, non incarnano più.
In tal senso la storia politica di Luigi Bonelli sembra, nella sua parabola di ricerca di una propria casa politica, raccontare bene questo percorso. Inizia con il PCI, bandiera rossa e pugno chiuso. Poi passa al PDS, fedele alle metamorfosi della sinistra post-sovietica. Successivamente approda alla Margherita, dove resta a lungo, diventando un sostenitore di Galvagno presidente della Provincia di Enna. Infine, durante la sua sindacatura, sceglie di avvicinarsi al partito di Raffaele Lombardo, tra gli autonomisti.
Dal rosso comunista al verde margherita fino all’arancione autonomista: un cammino politico che segna varie tappe personali.
Peccato però che, mentre il percorso politico ha conosciuto cambiamenti, la nostra città sia rimasta sostanzialmente immobile.
Se sul piano politico c’è stato movimento, la gestione del Comune non sembra aver seguito lo stesso ritmo. I grandi nodi dello sviluppo di Nicosia restano irrisolti: i fondi del Pnrr sono rimasti in buona parte lettera morta e la città, in una realtà economica sempre più povera, non ha visto nascere quelle politiche di rilancio basate sulla produzione agricola, i piani di riqualificazione urbana che darebbero respiro ai nostri artigiani e sulla promozione dei beni culturali, di cui Nicosia è ricchissima.
Invece di immaginare strategie di sviluppo, l’unico vero segno di cambiamento politico-amministrativo, in concomitanza con l'avicinamento del sindaco all'MpA, è stata la proposta di cedere terreni all’esercito per esercitazioni militari, insieme al Comune di Sperlinga e di Gangi. Una scelta che avrebbe trasformato la nostra terra fertile in un poligono di guerra, con i rischi e i problemi che già conosce bene la Sardegna.
Per fortuna, a evitare il peggio non è stata la politica, ma l’impegno della Chiesa e della società civile, capace di mobilitare cittadini e sensibilità diverse contro il progetto, impedendo che il territorio diventasse un campo di addestramento militare.
Così il sindaco, pur avendo cambiato orientamento politico durante la sua esperienza amministrativa, lascia la città nello stesso grigiore amministrativo, se non peggio. Il paradosso è evidente: Bonelli riesce a rinnovare la sua collocazione politica, ma non riesce a trasformare davvero Nicosia. E allora viene da sorridere e riflettere insieme: a cosa serve un sindaco che si riposiziona sul piano politico, se la città resta sempre uguale?
Nicosia è sempre lì, immobile, con le sue strade piene di buche e i suoi giovani costretti ad andare via. Un trasformismo che crea movimento nelle appartenenze, ma non futuro per la città.










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