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I BAMBINI NICOSIANI E LE COLONIE ESTIVE


Io le ricordo appena, ero bambino e oramai le COLONIE ESTIVE, come momento aggregante, erano in via di esaurimento……

Credo che pochi se le ricordano e molto probabilmente i più giovani nemmeno ne hanno mai sentito parlare.

Non ricordo chi le organizzava ma

ricordo che si partiva con la corriera, da piazza Marconi, con i bimbi tutti in fila, il frastuono era indescrivibile, contornato da canti e lacrime….

Decine e decine di bambini che il mare non l’ avevano proprio visto mai.

Nate inizialmente alla fine dell’Ottocento per ospitare bimbi affetti da malattie tubercolari, grazie alla funzione curativa sui piccoli dell’aria buona, del mare e del sole, videro negli anni Trenta, in pieno regime fascista, aggiungersi alla funzione sanitaria quella educativa e di propaganda.

Ma fu nel dopoguerra, a partire dagli anni ’50, che la colonia divenne veramente un’istituzione dell’estate italiana, e conseguentemente anche di quella dei bambini nicosiani.

Divennero un momento cardine per il miglioramento ricreativo e sociale di tantissime famiglie.

In quegli anni, principalmente nelle località di mare ma non solo, la costruzione delle colonie è inarrestabile: sono gestite da enti pubblici, religiosi ed aziende e realizzate senza grandi pretese architettoniche, spesso assomigliano ad alberghi molto modesti.

Le nostre COLONIE, nate inizialmente – come si diceva – per consentire il soggiorno estivo al mare ai bambini di famiglie svantaggiate, hanno avuto il loro boom quando si sono trasformate in occasioni di vacanza per i figli dei braccianti e gli operai nicosiani .

Erano settimane di vacanza nelle quali certo non mancava la disciplina, allora molto in voga, e non vi era nulla nell’organizzazione delle giornate che fosse lasciato all’imprevisto.

Non esistevano giornate inattive, vuote.

C’erano sempre un sacco di cose da fare, con orari precisi.

Giochi di squadra e sport, camminate e attività di gruppo, lavoretti e spettacolini serali. Le attività andavano fatte e non si poteva sgarrare.

I regolamenti erano severi, oggi forse impensabili, ma chi ci è stato racconta ancora del piacere della condivisione, con amicizie forti che nascevano proprio in quelle estati e che sarebbero durate una vita intera.

Tante erano le canzoncine che venivano cantate dai bambini al momento di lasciare la colonia, nella quale avevano passato giorni felici e spensierati.

E prima di tornare, ognuno andava alla ricerca di un semplice souvenir per i genitori da portare a casa.

Immagini di scarpe allineate fuori dalle porte, di file di lettini sulla sabbia e nelle camerate, di pantaloni corti, odori e sapori di minestra della mensa, di sugo di pomodoro, di marmellata con il pane per merenda.

Visioni antiche di un mondo dimenticato che ci ricordano come che alcuni decenni fa tanti bambini e adolescenti passavano le vacanze diversamente dagli adolescenti di oggi.

Una realtà, quella delle colonie, che termina alla fine degli anni Settanta: le famiglie grazie al boom economico e alle conquiste sociali, vedono finalmente aumentare i loro redditi e quindi iniziano ad organizzarsi le vacanze autonomamente. Ed il soggiorno in colonia divenne , quasi di colpo, un mondo inesistente.

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