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LEONFORTE e i suoi tesori nascosti: casa Basilotta.

Aggiornamento: 27 set

Dal 20 di settembre al 5 di ottobre Leonforte parteciperà per la seconda volta al festival : le Vie dei Tesori con le carceri di Palazzo Branciforti; la mostra multimediale sul pittore garibaldino Filippo Liardo; il Museo della Caddivarizza con gli oggetti della tradizione contadina; la Cartiera Crisà che produce carta 100% cotone con il metodo fabrianese; il circolo di Compagnia con i salotti ottocenteschi; l'ipogeo rupestre di sant'

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Elena; il museo della Cuddura; villa Artemida la Sicula Tempe e l’inedita novecentesca casa Basilotta con arredi dell'epoca. Questa casa racchiude dentro le sue mura due piani, specchio e contraltare l'uno dell'altro. Il primo piano o piano di rappresentanza fu la residenza della famiglia Alberti che abitò la casa, bene dotale della moglie. La casa affaccia anche su piazza Margherita e racchiude un mobilio e diversi accessori di arredo del primo novecento acquistati nella prima metà del secolo scorso. Fra gli oggetti esposti molti appartenevano agli Alberti/Basilotta e tanti altri sono stati donati da persone desiderose di condividere la memoria delle loro passato soprattutto quelli esposti al piano secondo: il piano della servitù. In questo piano si trovano: "Tauggie" usate per la corservazione delle olive in salamia e dell'"astratto di pomodoro" essiccastto e ridotto a penetti; "canala", ferri da stiro a carbone con manico in legno dei primi del'900 che necessitava di una bacinella di acqua profumata con lavanda o gelsomino per ammorbidire tovaglie e lenzuola e camice, "crivi" pale per spagliare, pentolame in alluminio e ghisa, formelle per la mostarda e il bianco mangiare e tanto tanto altro ancora. Fra gli oggetti più curiosi ci sono due "pitturali" ossia di due bottini del lutto e sul galateo del lutto molto c'è da ricordare: i e le vedove diventavano "cattivi" dal latino captivus ossia prigionieri della solitudine; i vedovi non si sbarbavano per un mese e vestivano la camicia nera che sostituivano dopo il primo mese con la fascia e il bottone (pitturali) nero. Il lutto per il vedovo durava fino a quando non trovava un'altra donna da sposare ( il prima possibile se c'erano figli da accudire). Per la vedova le condizioni del lutto erano assai più restrittive infatti in caso di morte del marito, la cattiva era destinata al lutto per tutta la vita salvo non si risposasse spesso per ragioni di sostentamento suo e dei suoi figli. Il vestiario della cattiva era rigorosamente nero dalla testa ai piedi e per i primi tempi la vedova doveva coprire anche la fronte con un fazzoletto, tenendo scoperti solo gli occhi. La donna era tenuta a mostrarsi affranta sempre e sopratutto in pubblico: doveva camminare "rantu, rantu, muru, muru" , foderare gli orecchini di nero, coprire con un panno nero gli specchi di casa e esporre una coccarda nera sulla porta d'ingresso della casa. Le medesime condizioni si rispettavano per la morte dei figli mentre per i fratelli o le sorelle il lutto si teneva per tre anni; due in caso di cognati, generi e nuore. Come è facile immaginare le nostre nonne vestivano di nero per tutta la vita perché non mancava mai un parente da piangere. La casa Alberi/Basilotta che è più corretto chiamare Basilotta/Alberti contiene anche un piccolo museo del giocattolo e sebbene non totalmente fruibile, alcune stanze saranno chiuse per i lavori di restauro merita una visita perché rappresenta una testimonianze tangibili delle vite e delle opere delle persone comuni cioè una lode alla vita ordinaria.

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