Sono centinaia i paesini d’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, che conservano ancora il forno comunitario magari costruito già alla metà dell’800, e di cui ci si serviva per accumulare le provviste per tutto l’anno. Oggi, i forni comunitari ristrutturati sono diventati un’attrazione turistica.
In un’ottica di valorizzazione delle antiche tradizioni potrebbe Leonforte recuperare il forno comunitario per farne un museo del pane. Il pane a Leonforte è anche segno di fede e devozione, caro al copatrono san Giuseppe e usato per "spignare" case e attività nuove, ma anche per ringraziare il santo per una grazia ricevuta. In un post del gruppo "Leonforte nel cuore" Nuccio Di Pasqua ricorda così il forno comunitario:
"Pagine della memoria delle nostre radici di vita vissuta di Leonforte. Alla fine degli anni 50 nella c/da torretta dove sorgeva la campagna di vigneti , e uliveti nasceva un nuovo quartiere di case popolari. Gli assegnatari avevano stanze ampie , cucina ,un bel bagno, ma non avevano u furnu. Il forno a legna rappresentava una prerogativa per molte famiglie . La panifica
zione in casa una tradizione secolare per fare scorte di pane per tutta la settimana. Nel 1960 donna Tana( non ricordo il cognome) una donna energica e forte di carattere ,si mise in testa di fare realizzare un forno comunale. Donna Tana coinvolse il comunista Giovanni Carosia noto esponente politico di Leonforte. Il forno fu costruito in un terreno del comune un via torretta . A realizzarlo con operai della scuola cantiere. L' Immobile di circa 30 Mq ,e si compone di un lavandino con acqua corrente , un tavolo per appoggiare il pane , e una maidda" .
Donna Tana di cognome faceva Indovino, aggiunge Umberto Mazzola: " U furnu comunale era un luogo d' incontro di aggregazione sociale per tutto il quartiere. Donna Tana era mia nonna..."
Ogni paese aveva un forno comunitario, dove le famiglie cuocevano a turno il pane.
Un forno comune poteva cuocere da 30 a 120 pani contemporaneamente; nei paesi più estesi se ne potevano trovare più di uno. Si trattava di piccoli manufatti in pietra, con l’orditura del tetto in legno e "taio" . Oggi alcuni di questi forni sono stati restaurati e vengono ancora usati: la preparazione comunitaria del pane e funzionano anche da attrazione turistica. Ora immaginiamo di riaprire il forno voluto da donna Tana per fare i picciddata da distribuire sotto Natale anche ai turisti. Immaginiamo di poter raccontare la nostra storia anche attraverso quei luoghi e quei gesti senza nulla togliere al Natele Yellow (come le tavole di carpenteria del villaggio natalizio, perché a Leonforte il Natale non è né bianco né rosso né verde: é Yellow!). Potremmo fare un crowdfunding, coinvolgere i paesani residenti e i paesani all'estero e naturalmente l'amministrazione. Immaginare un futuro per un luogo carico di memoria è un atto di amore verso il proprio paese.
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