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Immagine del redattoreGerminal Controvoce

MARIA ARRIGO: NOI E LA DIFFICOLTA' DEL VIVERE

Cè del vero in quello che afferma il filosofo F.Campbel sulle orme di Nietzsche:non bisogna mai perdere il coraggio.Le difficoltà ti temprano e riusciamo anche ad essere più forti, se non addirittura vincenti sul nostro stesso destino ed eroi

di noi stessi.Non uomini ,ma superuomini.

Una verità tuttavia,questa, non assolutizzabile ,

come dimostra il percorso stesso di vita di Nietzsche che morì pazzo ed incapace di fronteggiare la sua stessa malattia...

Che la vita sia un percorso impervio e difficile ,ognuno di noi lo sa solo quando l'ha sperimentato ,così come ha sperimentato che il piacere è "figlio di affanno" e di un impegno attivo e finalizzato.

Lungi da trionfalismi, sarebbe meglio cingersi del giunco dell'umiltà , riconoscere i propri errori e pervenire alla consapevolezza del limite umano.Ma anche ciò,pur con la nostra intenzionale volontà,

sfugge alla realizzazione se ,come diceva mia nonna,non "ci teniamo stretti alla ringhiera" del ragionamento e dei fini da perseguire.

Penso abbia ragione Seneca quando, da laico ,addita gli itinerari etici imprescindibili : humanitatem et congregationem, cioè il rispetto e l' amore per chi ci sta vicino ,nonche'il camminare insieme agli altri,senza fanatismi e senso di superiorità,ma consapevoli di un destino che ci accomuna.Un'etica del servizio che scavalchi la nostra individualita' e che disegni un orizzonte di fini che dia senso alla nostra vita e alla nostra sofferenza...E poi "come vuole Dio" ! Ma qui rientriamo nel campo della fede ,quella stessa che Nietzsche a priori rigettava ,rigido sulle sue posizioni e i suoi credi.

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