...Il colore scuro dell’asta e il rosso e nero del drappo rompevano la monotonia del grigio di quella piazza. Il frastuono dell’ape si avvicinava a una velocità sempre maggiore finchè si fermo proprio lì davanti al palco.
Su di esso una quantita’ esagerata di bandiere , drappi, striscioni.
Ugo,un uomo anziano, stava li fermo a guardarlo, immobile e silenzioso.Incrociai il suo sguardo.
Quanti pensieri passavano ora nella mente, di quel esile uomo, che ai miei occhi sembrava un gigante, quanti sogni sembravano prendere forma, e quante risposte sembrava voler dare a tutti noi tra il mormorio della tanta gente presente.
Quella bandiera così bella alla sua vista, gli provocava ancora oggi un grande sentimento di liberta’, di coraggio…. Non fece a tempo però a pensare a cosa dire che dal microfono partirono le parole forti e dure di un oratore. Si giro’ e ando via…sparendo nella nebbia che sembrava un tutt’uno con quel cielo grigio e compatto.
Perché era andato via? E perché non si era fermato ad ascoltare ? Perché non aveva preso la parola e perché se ne era andato senza dire nulla? Quante domande mi ponevo su quel piccolo gigante , domande cariche di delusione ma anche di speranza e forza ideale. Dentro di me qualcosa si agitava e guardando il cielo sempre uguale nel suo grigiore.
Cominci a girovagare alla ricerca di Ugo, sbuffavo, imprecavo, non riuscivo a stare fermo nel freddo di quel gelido , implacabile e interminabile inverno che attraversava quel primo giorno di maggio.
Lo ritrovai al bar davanti a una tazza di caffe’, gli chiesi perche era andato via….Sorridendo mi rispose che Non sopportava, che dopo tanti anni di lotte e di speranze di non riuscire a vedere realizzata la cosa piu’ nobile che il pensiero umano avesse prodotto: l’anarchia.
Il suo tono si fece vibrante, intenso, consapevole.
Consapevole, che da li a breve, di dover lasciare tutti coloro che erano stati i suoi amici,i suoi compagni di viaggio..
Ed ecco, che mentre mi parlava con voce sommessa…entrare nel bar le note di quel vecchio inno anarchico…prima flebili e lontane… ma poi sempre piu’ vicini e forti fino a coprire le nostre voci. Si alzo di scatto, apri la porta, l’orchestrina era arrivata lì davanti.
Il gigante urlò, “ andiamo andiamo non e’ancora giunto il momento di andar via, di gettare la spugna di arrendersi…” mi prese quasi per mano e dondolando con passo svelto raggiunse il corteo.
Afferro’ una bandiera , la sua bandiera rossonera dell’anarchia e l’ alzo tra il vento e la grandine.
Smise di brontolare e di essere triste, i suoi occhi brillavano come quelli d’un innamorato….
Si Ugo innamorato del suo ideale… per sempre. Quasi tutti i manifestanti lo guardavano attoniti e sorridenti.
Lui non apriva bocca, ma guardava in alto e vide che nel cielo si aprivano le nuvole e che un raggio di sole colpiva il cuore del corteo. “ Oh caro mio” disse “non fermarti mai, e tutte le volte che qualcuno vuole, che ti fermi, non starlo ad ascoltare, perche l’anarchia e’ primavera, arriva sempre quando meno te lo aspetti.”“ ricordati sempre “ continuo’ “non apprezzerai mai la speranza se non provi la rassegnazione” disse, mi strinse forte il braccio e ci incamminammo con la nostra bandiera verso quei raggi di sole che illuminavano i monti apuani.
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