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DOMENICO GIACONIA. NICOSIA E MEMORIA


La foto l’ho scattata ieri l’altro cercando di mantenere il necessario equilibrio per renderla meno “mossa” possibile, perché poggiavo i miei piedi sulle rovine del trecentesco Monastero Benedettino di Santa Domenica. Dall’immagine si vede, in lontananza, il profilo della guglia della Nostra Cattedrale e, più in alto, a destra, illuminata dalle luci del tramonto, la chiesa del SS. Salvatore, con la sua torre campanaria del XII secolo (la chiesa fu ricostruita nel’600), che si staglia imperiosa dalla rupe a dominare i versanti posti a ponente della nostra Nicosia.

Nell’atto di fissare digitalmente l’immagine di quei luoghi, immaginavo che la mia posizione fisica in quel momento, avrebbe potuto essere quella di un’antica abitatrice del Monastero, magari la Badessa oppure una giovane educanda che, a quella stessa ora, dopo la preghiera del Vespro, in quei brevi momenti di intervallo prima di inoltrarsi nella lettura serale della “Compieta”, godeva dello stupendo panorama vagheggiando della sua precedente vita, comunque libera, di giovane figlia di nobile famiglia. Quella finestrella diventava inevitabilmente l’unico richiamo alla sensazione di libertà e di spensieratezza vissute in precedenza e rimembrate in quel preciso istante, allontanandosi, sia pur per breve tempo, da quella condizione di donna “consegnata” alla vita claustrale rigidamente tracciata dalla Regola.

Quante vite vissute e concluse tra quelle pareti fisiche e mentali, quanta memoria accumulata nel tempo. Oggi, di tutto questo non rimane niente: né testimonianze “fisiche”, né letterarie e né documentali. IL Monastero, lentamente abbandonato a causa delle leggi eversive post-unitarie, è divenuto il cadavere putrefatto di sé stesso: da mezzo secolo un accumulo di macerie e ospite di pericolanti resti (vedi seconda foto). Nessuna traccia di memorie e fonti scritte superstiti che lo riguardino risultano depositate negli Archivi pubblici: esistono interi e cospicui faldoni di lettere, contratti, testamenti etc. relativi a tutti i monasteri nicosiani, tranne che per quello di Santa Domenica.

E’ come se non fosse mai esistito!

Chissà che fine abbiano fatto queste testimonianze scritte; se , magari, qualche privata abitazione attualmente ne gode della loro presenza (capita spesso a Nicosia). Chissà?!

Diceva Cicerone “la memoria è tesoro e custode di tutte le cose “ ma, evidentemente, trattasi solo di un auspicio o tutt’al più di una frase ad effetto, se la comunità che dovrebbe custodirla (perchè custodirebbe se stessa) non se ne è mai nel tempo preoccupata. Gli sparuti odierni “sforzi” per rimediare alla precedente inedia risultano effimeri e legati più alla forma che alla sostanza, preferendo ritenere politicamente più vantaggioso, stimolare le papille gustative piuttosto che alimentare le menti.

Si cresce solo se c'è conoscenza!

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