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Immagine del redattoreAldo la Ganga

DON RICCARDINO IL FARMACISTA


Raccontare di Don Riccardino, è solo un modo di risvegliare la memoria di un tempo che fu o incuriosire le nuove generazioni.

Trascorse tanta parte della sua vita dietro il bancone della sua farmacia. Sempre pronto a porgere il medicinale, ma anche ad ascoltare e a consigliare chi entrava in farmacia per cercarvi non solo il rimedio alla sua malattia ma anche il contatto umano di chi sa della sofferenza degli altri.

Proprio per tirare fuori dall’ oblio in cui i nostri tempi veloci relegano tutto e tutti, ho cercato, nel limite delle mie possibilità di ricordarlo e di immaginarne alcuni aspeti della sua vita.

- Entrando nella farmacia di don Riccardino, per chi non lo sapesse e quella al “ pelere”, oggi Malfitano, che da decenni è una delle farmacie del mio paese, Nicosia, che si erge al confine tra Nebrodi e Madonie. Dicevo, nella farmacia, una delle prima cose che colpiva era una vetrinetta a giorno con una placca di ottone e una data illeggibile sopra, al cui interno erano conservate scatolette con colori sbiaditi dal tempo e scritte quasi illeggibili , contenenti Antipirina, Aspirina e Piramidone Bayer, farmaci risalenti agli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale.

Quelle scatolette rappresentavano la storia professionale di don Riccardino, prima speziale e poi farmacista della nostra comunità.

Don Ricardino, io non l’ho conosciuto, ma molti sono i racconti e gli aneddoti che anche involontariamente mi capita non di rado di ascoltare sul suo operato e su quello che ha rappresentato nei suoi oltre 50 anni di professione.

Sì, avete letto bene: oltre cinquanta lunghi anni passati dietro al bancone della farmacia, prima a far creme ed empiastri – e perché no, sciroppi e ungenti vari….e poi a distribuire e a consigliare medicinali.

Sempre al lavoro ,….. Infatti la mattina presto era già aperto e abbassava la serranda a sera inoltrata.

Il tutto sempre con la massima dedizione e con la massima disponibilità al servizio dei nicosiani sia che erano ricchi e nobili sia che erano umili, braccianti o contadini, anche se bisogna dire che questi ultimi non gli erano molto simpatici……

Non saprei dire molto su di lui e sulla sua famiglia, certo è che svolgeva la sua attività già da prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, che da li a poco sarebbe scoppiata….

Ma lui come se niente fosse continuò a svolgere la sua attività sempre in maniera efficiente.

Continuò a svolgere il suo lavoro fino alla seconda metà degli anni settanta del secolo scorso, quando poi cedette la farmacia agli attuali proprietari.

Don Rirccardino ha lascito un’impronta indelebile nella nostra comunità, sia come farmacista che come uomo dalla battuta pronta e sempre sagace.

Non stupisce quindi che ancora oggi capita di ascoltare persone anziane che parlano di lui, che ricordano un suo gesto, una sua azione: “grazie a lui il mio nipotino è guarito…” oppure “…se non era per lei quella volta...” o, ancora, “…nessuno ci aveva capito nulla e invece la sua pomata...”.

E capita spesso che con un sorriso malizioso ricordano anche delle sue battute, sulle donne, sui contadini e sui politici del suo tempo…

Ma la più famosa rimane quella che trovandosi ad attraversare la piazza Garibaldi per andare al lavoro, ad alta voce disse

“Fenêto ö mondo, ù viddano comenciàu a leggere ù giornale”

“Fenêto ö mondo, ù viddano comenciàu a leggere ù giornale”

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