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DOPO 63 ANNI, RIMANE UN ASSASSINIO MAI CHIARITO

Immagine del redattore: Germinal ControvoceGerminal Controvoce


Sono trascorsi 63 anni dall' omicidio del dott. Giannola, e sono ancora tante le domande senza risposte altrettante le zone d'ombra.

Dopo l'omicidio del presidente del tribunale e le prime indagini, non ne furono svolte altre in maniera più approfonditale scrupolose.

Secondo la versione ufficiale dei fatti il medico che sparò voleva vendicarsi per l’ennesimo rinvio di un processo contro un avvocato che, dandogli dell'antifascista, gli aveva impedito di diventare medico condotto. Eppure l’omicida non aveva mai avuto rapporti personali con Giannola e le sue pendenze giudiziarie non erano mai state seguite dal giudice. Perché ucciderlo?

Giannola, in quegli anni, si occupò di inchieste molto delicate legate a doppio filo con le trame più oscure del nostro paese: dal separatismo, al banditismo fino alla strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947. Giannola era stato giudice a latere in uno dei processi alla banda Giuliano, quando veniva a Palermo era sempre scortato. Poi, nel 1955, la promozione a Nicosia. Al magistrato, però, viene revocata la scorta.

Tra i tanti interrogativi che negli anni sono emersi, e che sono rimasti senza risposta c'è quella che ad ucciderlo fosse stato proprio un medico. In quegli anni – prosegue – il capo della mafia era proprio il medico Michele Navarra. Su questo fronte, purtroppo, nessuno ha mai svolto indagini serie e approfondite, tutto è stato liquidato in modo molto sbrigativo. Quelli sono gli anni in cui si diceva che la mafia non esisteva e chi ne parlava veniva considerato un pazzo.

Ricordato a Palermo e a Nicosia, di Giannola non c’è traccia nella lapide che, al ministero della Giustizia, ricorda i magistrati caduti nell’esercizio delle loro funzioni.

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