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Immagine del redattoreGabriella Grasso

Enna: "caccia" i giornalisti?

Nei giorni scorsi, Enna è stata profondamente turbata dal parricidio di un uomo assai noto in città. Il fatto ha sconvolto l'intera comunità anche per la fragilità e la solitudine dei soggetti interessati . La notizia di cronaca, comprensibilmente assai letta, è stata seguita dagli insulti rivolti al direttore di ViviEnna, accusato sui social di "sciacallaggio". La falsa data di compleanno del giovane, accompagnata da una (inopportuna?) foto, hanno alimentato nuova sfiducia verso la stampa incline a enfatizzare la morbosità del lettore a scapito della lucida riflessione; suscitando nuovamente la domanda: dove passa il confine che delimita l'informazione? Chi fa professione di giornalismo è tenuto a una condotta irreprensibile? O può cedere alla tentazione di strumentalizzare i fatti per condizionarne l'interpretazione? Chi fa professione di giornalismo può alimentare il voyeurismo da reality? O deve sottrarsi alla logica del like? Il rischio è quello di fortificare il sospetto di ingerenza social nella politica editoriale, che pretende di detenere il monopolio dell'informazione tradendone però l'aderenza ai fatti . Le lettrici e i lettori di oggi, chiedono alla stampa di prossimità semplicemente rispetto perché basta poco per passare dalla fulgida inchiesta giornalistica allo squallido dossieraggio e quando succede, la gente lo capisce benissimo.



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