FRANCESCO FISCELLA, IL PATRIMONIO PERDUTO DI NICOSIA. Cronaca di restauri distruttivi
- riceviamo e pubblichiamo
- 27 mag
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Il patrimonio perduto di Nicosia: cronaca di restauri distruttivi
La città di Nicosia, in provincia di Enna, è custode di un patrimonio storico, architettonico e artistico di grande valore. Tuttavia, negli ultimi decenni, numerosi edifici religiosi e monumenti hanno subito danni ingenti a causa di interventi di restauro inadeguati, incuria o decisioni istituzionali discutibili.
Sia per l’esperienza maturata, sia per quanto ho potuto osservare nel tempo analizzando diversi interventi di restauro nel nostro territorio, posso affermare che, purtroppo, la tutela del patrimonio culturale è spesso considerata un aspetto secondario rispetto agli interessi connessi alla gestione dei finanziamenti. In molti casi, i soggetti coinvolti sembrano più interessati a intercettare risorse economiche che a perseguire una reale valorizzazione e conservazione del bene comune.
Infatti, è sufficiente osservare gli interventi di restauro eseguiti sul patrimonio architettonico della nostra città di Nicosia per rendersi conto di quanto gravi — e in molti casi purtroppo irreparabili — siano stati i danni provocati. Interventi che, anziché restituire dignità e valore ai beni coinvolti, hanno spesso compromesso in modo definitivo la loro autenticità. Basterebbe soffermarsi su alcuni casi concreti per rendersi conto che, in più di un’occasione, gli interventi di restauro hanno arrecato danni ben più gravi di quelli causati dal naturale degrado del tempo. Invece di conservare e valorizzare, si è spesso agito con superficialità e scarsa consapevolezza, compromettendo in modo definitivo elementi di grande valore storico e l’identità dei luoghi.
Di esempi significativi di interventi inappropriati sul nostro patrimonio architettonico basta ricordare:
Chiesa di Santa Domenica: Nel 1975, durante lavori di restauro, il prospetto principale della chiesa, un bell'esempio di architettura neoclassica, fu demolito. Successivamente, nel tentativo di ricostruzione del prospetto addossandosi a un muro in cemento armato, a causa di macroscopici errori progettuali, fu impossibile il corretto rimontaggio delle pietre originali.
Chiesa di San Calogero (o Santa Maria degli Agonizzanti): Edificata alla fine del XVII secolo dalla Confraternita omonima, era decorata da un ciclo di affreschi realizzati nel 1714 da Filippo Randazzo. I maggiori danni si verificarono durante i restauri successivi al terremoto del 1967, quando si procedette allo picchettamento degli affreschi per consolidare la muratura. Solo l’intervento provvidenziale del priore della confraternita riuscì a salvare glii affreschi rimasti.
Chiesa di San Michele: Riaperta al culto nel 2000 dopo trent'anni di restauri segnati da gravi errori, tra cui la distruzione nel 1978 di un affresco del Cristo Pantocratore. Nonostante la riapertura, la chiesa presenta ancora problemi strutturali, con vistose inclinazioni nel muro della navata destra a ridosso della sacrestia.
Chiesa di San Vincenzo Ferreri: Interventi inappropriati hanno irrimediabilmente distrutto la volta affrescata del coro delle monache e l’antico pavimento maiolicato, che creava uno straordinario effetto cromatico in perfetto dialogo con gli affreschi sia della volta che delle mure interne della chiesa.
Palazzo San Giaime (ex Istituto Canossiano): Originariamente palazzo fortificato appartenente alla nobile famiglia Nicosia, si distingueva per il suo scenografico scalone d’onore. Fu successivamente destinato all’uso da parte delle suore della congregazione delle Figlie della Carità, fondata da Santa Maddalena di Canossa. Il palazzo subì diversi rimaneggiamenti per adattarlo alle esigenze della congregazione, fino a quando, negli anni Settanta, nonostante vi risiedessero ormai solo due religiose, si procedette alla sua demolizione e alla costruzione di un nuovo edificio completamente avulso dal contesto urbano. Attualmente l’edificio è chiuso e in stato di totale abbandono.
Cattedrale di San Nicolò di Bari: Nel 2015, la cuspide della torre campanaria, danneggiata da un fulmine nel 1962, è stata sostituita con una struttura in rame che ha suscitato forti critiche per l’impatto estetico e l’incompatibilità con il contesto storico. Inoltre, nonostante gli inappropriati recenti restauri, il magnifico tetto medievale dipinto resta inaccessibile.
Loggiato della Cattedrale: È stato inspiegabilmente demolito e ricostruito, nonostante la struttura non presentasse cedimenti. La nuova configurazione ha snaturato la percezione originaria del prospetto, che originariamente beneficiava di correzioni ottiche per apparire perfettamente verticale.
Gli edifici storici non sono solo testimonianze del passato: essi rappresentano l’anima di una città, incarnano la sua identità collettiva, i suoi valori, la memoria condivisa. Quando si perde un edificio storico, si perde un frammento della nostra stessa storia. La distruzione o lo snaturamento di questi beni non si riflette solo sul piano estetico o culturale, ma ha conseguenze tangibili sulla qualità della vita dei cittadini.
Non si può pensare a una città viva e accogliente senza i suoi simboli storici, senza le sue chiese, le sue piazze, i suoi palazzi che raccontano secoli di vita, di arte, di spiritualità. Il paesaggio urbano, privato di questi riferimenti, diventa anonimo, privo di radici e di attrattiva. Inoltre, una città che non sa custodire il proprio patrimonio architettonico rinuncia a una risorsa fondamentale per il proprio sviluppo economico. Il turismo culturale, che costituisce oggi uno dei settori più promettenti per molte realtà italiane, si basa infatti sulla capacità di offrire autenticità, bellezza e memoria. La distruzione del patrimonio storico, quindi, non solo impoverisce la dimensione culturale della comunità, ma mina anche le potenzialità di crescita e sviluppo.
A mio avviso, l’unica strada realmente efficace per garantire una tutela seria e duratura dei nostri beni culturali è costituire un’associazione indipendente, animata da persone competenti e appassionate, che si impegni attivamente nella loro difesa e valorizzazione. Solo un soggetto terzo, libero da logiche clientelari e da vincoli istituzionali, può farsi realmente ascoltare e diventare un interlocutore credibile, sia per le istituzioni che per l’opinione pubblica.
Un'associazione di questo tipo potrebbe non solo vigilare, ma anche proporre, promuovere iniziative, coinvolgere le comunità locali, accedere a fondi nazionali e internazionali, e fare rete con altre realtà virtuose. La consapevolezza e la partecipazione dei cittadini sono il primo passo verso un reale cambiamento.
Questi casi pongono interrogativi urgenti sulla competenza tecnica, la supervisione istituzionale e la trasparenza degli interventi sul patrimonio culturale di Nicosia. Ci sembra evidente l'urgenza di un'azione di vigilanza civica, di trasparenza amministrativa e di responsabilità culturale. Solo così sarà possibile restituire dignità al nostro patrimonio e garantire la trasmissione alle future generazioni.
Francesco Fiscella
E' da alcuni anni che ho proposto, e riproposto, la ricostruzione dell Chiesa di Santa Domenica sulla base del modello della Basilica di Siponto nel comune di Manfredonia. Purtroppo la mia segnalazione è finita come la risposta dell'alunno della scuola media inferiore che alla domanda del suo insegnante di italiano : " Io studio, tu studi, egli studia, noi......., voi ......, essi studiano che tempo è ? " L'alunno prontamente rispose : " Tempo perso ".