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FRANCESCO FISCELLA. "NICOSIA E LA STRANA MAGIA DELLA POLITICA LOCALE".


C’è un mistero affascinante nella politica di molte piccole città italiane, e Nicosia non fa eccezione.

Un fenomeno degno di studio: il cittadino comune che, una volta varcata la soglia della giunta comunale, diventa un’autorità in ogni campo dello scibile umano.


Il trasformista politico è una figura straordinaria: sa di urbanistica e di arredo urbano quanto un architetto, di ingegneria quanto un progettista, di diritto amministrativo quanto un professore universitario. È un’evoluzione rapida, quasi istantanea: il tempo di sedersi sulla poltrona e, come per magia, arrivano competenze, sicurezza e soprattutto un’insospettabile capacità di “risolvere problemi”.


Queste capacità, poi, non restano chiuse nei cassetti. Anzi si traducono spesso nella gestione diretta della direzione politica per la realizzazione di opere pubbliche, nella supervisione – o addirittura conduzione in prima persona – di progetti e lavori, e nel controllo delle scelte sui servizi comunali.

Una sorta di manager dalle poliedriche competenze, capace di muoversi con disinvoltura tra capitoli di bilancio, regolamenti edilizi e dettagli di arredo urbano.


Peccato che, mentre le luci della politica illuminano i corridoi del potere, Nicosia resti in penombra: attività commerciali che abbassano la saracinesca per l’ultima volta, giovani che lasciano il paese alla ricerca di lavoro e prospettive, anziani che presidiano piazze sempre più silenziose.


Eppure, bisogna riconoscerlo: sul piano personale i nostri amministratori ottengono risultati invidiabili.

Non mancano esempi di curriculum che, durante l’esperienza in municipio, si arricchiscono di titoli, incarichi e opportunità lavorative che prima sembravano irraggiungibili. Una carriera politica locale, insomma, può diventare un eccellente trampolino… purché il salto sia verso se stessi.


Non si tratta di malafede dichiarata, sia chiaro: è solo che, a volte, la tentazione di trasformare la politica in un ascensore sociale personale è più forte della vocazione a usarla come strumento di servizio.

E così, tra proclami, tagli di nastro e foto sui social, la realtà resta uguale, se non peggiore.


Non si tratta di discutere se sia “accettabile” usare la politica per migliorare la propria condizione personale: non lo è, punto.

La politica dovrebbe essere uno strumento al servizio della collettività, non un ascensore privato per chi riesce a entrarvi.

Quando il potere diventa un mezzo per risolvere i propri problemi invece di quelli della comunità, il risultato è sempre lo stesso: pochi che salgono, molti che restano fermi – o scivolano indietro.


E la sensazione, amara e persistente, è che a Nicosia la politica locale abbia smesso di essere il motore del bene comune, trasformandosi sempre più in un palcoscenico dove il copione non cambia mai: applausi per chi recita, silenzio rassegnato per chi guarda.

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