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Immagine del redattoreAldo la Ganga

FRATE CORNELIO da NICOSIA ARSO VIVO l'8 giugno 1561 Una storia nostra.




Fra Cornelio da Nicosia, al secolo Giancarlo Cianciardo e' stato un frate dell'ordine di san Francesco, conventuale e maestro in teologia.

Le notizie reperite sulla sua breve vita sono scarne e quasi introvabili.

Probabilmente figlio d'una famiglia originaria della Sicilia occidentale, che si traferi a Nicosia a seguito di un possidente terriero.

Appena.giovinetto viene avviato alla vita monastica dell'ordine francescano.

Fin dalla giovane età era tormentato da inquietudini e dubbi religiosi che si acuirono sia durante gli studi ginnasiali, sia durante quelli universitari di Palermo dove, nonostante tutto, conseguì la laurea in teologia.

In quei periodi Cornelio si era spinto in letture non gradite all’ortodossia ecclesiastica e il ritrovamento in suo possesso di certi libri, considerati sospetti, gli costò una pesante accusa di eresia da parte dell’Inquisizione.

Il primo processo a suo carico gli infliggerà una sorta di esilio espiatorio inviandolo a Lugano a predicare l'avvento, era1546.

Le sue prediche riformatrici sulla predestinazione crarono scandalo e divisero la popolazione. Accusato di eresia si difese conun'abile comparsa inviata ai 12 reggenti di Lugano in cui affermava che le sue parole erano state distorte. Fatto arrestare dal vescovo Melchiorre Crivelli, inquisitore per la Lombardia, ammise di aver negato il libero arbitrio, l'invocazione dei santi,di aver affermato la salvezza per grazia e la predestinazione. Fece però una piena ritrattazione e gli fu ingiunto di tornare aLugano come penitente con una corda al collo per chiedere perdono dinanzi al popolo. Alcuni mesi dopo riprese a predicare ma la sua fama era crollata e la Riforma non penetrò a Lugano.

Frate Cornelio venne ricondotto a Nicosia ma neanche questa volta riuscì a tacere e arrestato nel 1560, che come riportato dal REGISTRO DELL’INQUISIZIONE SICILIANA, TOMO DAL 1487 AL 1732.

perché oltre a predicare "l'ideologia luterana" denunziava i sopprusi di cui erano vittime I tanti contadini nicosiani da parte dei nobili e dell'aristocrazia regnante.

Cosi dopo 271 giorni di prigionia, venne

condannato al rogo a Palermo come «relapso" dal tribunale della santa inquisizione al rogo e arso vivo l'8 giugno 1561.

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