
Gli Inti Illimani e gli eroi perdenti
L’altra sera a Troina, tra baci, abbracci, ed inevitabii amarcord ci siamo rivisti nostalgici, rincoglioniti (o quasi), ultrasessantenni di Troina, Nicosia, Regalbuto, Leonforte Agira, Piazza Armerina, ma anche di molte altre parti della Sicilia.
Pochi gli spettatori che abbassavano la media.
I mitici Inti Illimani hanno iniziato il loro concerto con i classici strumenti a fiato, percussioni e chitarre dell’America Latina. Alturas, La Fiesta di San Benito, correlé, correlé, correlà. Tra i presenti qualche lacrimuccia.
Che ci crediate o no, ho avuto gli stessi brividi uguali a quando li ho ascoltati 40 anni fa a Comiso e 30 anni fa a Nicosia.
Penso che anche i miei coetanei e non solo abbiano provato le stesse emozioni.
Emozioni e brividi che ci riportano all’11 settembre del 1973, alla tragica fine del governo di unità popolare e del Presidente Salvador Allende, democraticamente eletto dal popolo in libere elezioni.
Allende si colloca nella lista di tutti quegli eroi non vincenti che la Storia ci ha regalato e che, come ho detto altre volte, io amo di più.
Leonida è quello che viene ricordato e non il vincente Serse.
Così come Ettore resta un baluardo di coraggio di fronte ad Achille che ha prevalso grazie al suo dono di immortalità.
Gli apparentemente perdenti, cioè tutti coloro che hanno combattuto fino in fondo per i loro ideali, a volte fino a dare la propria vita, perdendo la battaglia, sono certamente i più meritevoli.
Costoro, soccombendo con dignità, coraggio e coerenza, hanno lasciato un forte ed indelebile esempio alle generazioni a venire.
E chissà, se in un’altra dimensione, tutti insieme, anche con Carlo Pisacane, Giordano Bruno e Martin Luther King non stiano cantando in un concerto universale, con in alto il pugno chiuso, El pueblo unido jamàs serà vencido.
Io credo di si.
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