I primi giorni dello scorso luglio, a Palermo, una diciannovenne è stata violentata da sette ragazzi di età compresa fra i 18 e i 22 anni. I violentatori l'hanno seviziata, ripresa con il cellulare e lasciata sulla strada, sperando che morisse o che altri ne facessero scempio, come loro avevano già fatto. I violentatori sono tutti italiani e di fatti nessuna dichiarazione di lesa italianità è stata rilasciata dal Governo meloni. I nomi dei violentatori sono stati resi noti, eccezion fatta per uno di loto che all'epoca dei fatti era minorenne. Pare che nessuno di loro avesse precedenti penali e pare che tutti avessero ricevuto un'educazione familiare, scolastica e religiosa. Da quanto emerge dalle loro chat, tutti avevano visto un notevole quantitativo di porno e tutti erano stati abituati a pensare che si potesse, anzi, si dovesse ridere di battute sessiste altrimenti si rischiava di passare per gay: “Lo schifo mi viene, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi. Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne”. Ragazzi come tanti insomma e come tanti abituati a pensare che la donna è un oggetto da usare e schifiare. La ragazza ha chiesto aiuto mentre la portavano nel vicolo, cercando di farsi notare dai passanti, ma invano, naturalmente. Venerdì 18 agosto il gip del tribunale di Palermo ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro indagati e già altri tre erano stati arrestati. Lo stupro è stato ripreso dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza che dovrebbero bastare a non mettere in discussione la testimonianza della donna, altrimenti discutibile perché ubriaca, sola a quell'ora della sera,
e poco vestita. Basteranno i video, le chat e le parole della violentata a non autorizzare nessuno a pensare che se l'è cercata? No, temo di no.
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