Udite, udite! Ad Agosto, moglie mia non ti conosco, è finalmente uscito il calendario degli eventi che animeranno l’estate nicosiana. Ovviamente meglio tardi che mai, anche alla luce del fatto che bisognava riprendersi dalla festa di primavera in piena estate e quindi le stagioni sono più o meno cambiate. E poi giustamente, poter creare un calendario degno di una città (ops, non offendiamo… borgo) come Nicosia non è un qualcosa che si può fare dalla sera alla mattina. C’è bisogno di cogitare, cogitare e cogitare. E a furia di cogitare ci siamo dimenticati che in Sicilia vi è un teorema che lega in maniera proporzionale un qualcosa alle lunghe pensate. Ma vabbè, niente teoremi o calcoli astrusi, finalmente il calendario è stato partorito. Vabbè ci sono eventi di sicuro livello, però forse, ma proprio forse (senza pretesa di cogitare oltre), non è un po’ scarno? Il calendario estivo è una sorta di cartina tornasole del paese (ri-ops, borgo) e la situazione di Nicosia più che estate sembra un gelido inverno. Pochi eventi – seppur alcuni di livello (ribadiamo) – poca originalità, molto, per non dire quasi tutto, nato grazie alla libera iniziativa dei cittadini, che magari un giorno potrebbero benissimo spostare i loro eventi in un altro paese. Insomma: la cartina tornasole di questa estate ci mostra il calendario della rassegnazione. Una rassegnazione palpabile in ogni angolo del paese. Rassegnazione del tipo “purchè si faccia qualcosa”. Di chi ha ormai toccato il fondo e pensa “e vabbè, diventiamo anche borgo purchè si riesca a portare qualche turista in più”. Rassegnazione del tipo “sempre meglio di niente”.
Come ti sei ridotta, Nicosia! Peccato: vi sono stati tempi migliori in cui le tue estati erano un fiore all’occhiello del territorio. In cui essere Nicosiano significava avere una marcia in più, vivere in un territorio vivo, in una Nicosia a misura d’uomo. Non è solo la politica, troppo facile puntare il dito a questo o a quell’Amministratore anche perché nella scena politica qualche giovane valido si sta distinguendo. È tutto il sistema che è ormai “malato”. Perché a furia di una propaganda che è stata tutto il tempo a dire che tutto va bene, ci siamo convinti che tutto va bene. A furia di pensare che anche la piantumazione di un melograno è un evento da far passare alla storia, ci siamo assuefatti che l’ordinarietà sia straordinario. E quando avviene lo straordinario – perché ogni tanto avviene – siamo ormai apatici perché è l’ennesima notizia tra le tante. In questa realtà il dissenso, che non è voler male ad un qualcosa, ma anzi tenere a quel qualcosa perché sta scuotendo per risvegliare il nostro spirito, viene visto come nemico, ignorato, non esiste più un confronto perché gli esperti sono esperti anche senza i titoli. Diamo titoli onorifici in motu proprio senza un’indagine sulla storia, sugli argomenti a favore della tesi e dell’antitesi. E deve andare bene così senza nessun confronto, con un microfono a reti unificate senza contraddittorio. Ah, mio caro Hegel, come ti sei permesso a pensare che la sintesi, la verità, potesse nascere dallo scambio, anzi lo scontro, tra tesi e antitesi? Qui si vive solo di tesi. Ma non tutte le strade sono dritte e rassegnarsi è come mettere il pilota automatico in una strada piena di curve: si sbanderà prima o poi.
Cara Nicosia, non ti puoi salvare. Perché ormai o ti aggreghi ad una minoranza rumorosa e aspetti paziente che ti venga riconosciuto un battito di mani, o stai nella maggioranza silenziosa rassegnata perché pensa che comunque vada non c’è alternativa.
Esiste una terza via, che molti stanno seguendo: scappare, fuggire. Perché la rassegnazione è parente della mediocrità. E quindi salvarsi prima di essere inghiottiti. Si potrà soffrire il distacco, ma si scoprirà fuori che il mondo è diverso e che quello che si crede sacro e immutabile a Nicosia, quelli che si sentono i numeri 1 in tutto ciò che fanno, già nel paesino accanto sono ignorati. E lì vi sarà la salvezza di quanti se ne sono andati.
Ma Nicosia o si salva da sola oppure da borgo sarà ulteriormente declassata a villaggio.
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