LUIGI BOGGIO E BRUNO MARASSA`. SICILIA INTERNA (MA NON SOLO).
- Germinal Controvoce
- 7 giorni fa
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Tra vecchie carte rivede la luce un volantone (su quattro pagine) dei comunisti siciliani che indicava, negli anni ’70, la via per una rinascita delle terre quasi abbandonate e avviate allo spopolamento della Sicilia interna.
Con enfasi straordinaria Achille Occhetto, allora segretario regionale del PCI, nei comizi che si usava tenere nel territorio, anche nei piccoli comuni, gridava “trasformeremo queste terre brulle in verdi pascoli popolati di armenti”.
In realtà la piattaforma di allora, patrimonio di vaste parti della popolazione e che vedeva mobilitati insieme ai sindacati e ai sindaci, contadini, lavoratori, disoccupati, giovani, donne era più ricca. Non si limitava a chiedere piani per la tutela della popolazione e delle sue condizioni di vita, ma guardava allo sviluppo e a interventi per la valorizzazione di quelle terre in termini agro-industriali, forestazione compatibile con i bisogni di territori fragili, turismo, ecc…
Ci furono e si vinsero trattative con i governi nazionale e regionale, si ottennero promesse. Ma non tutto andò bene. In seguito, negli anni, abbiamo visto interi borghi e comuni spopolati, con i giovani costretti all’emigrazione al Nord e all’estero. E il fenomeno, oltre alla Sicilia, ha riguardato centinaia di comuni delle regioni del Sud dell’Italia.
Una grande perdita la mancata valorizzazione delle risorse materiali e umane di quelle “zone interne”. Oggi qualcosa, ma troppo poco, si muove in relazione a nuovi bisogni, in primo luogo la difesa dell’ambente, e la ricerca di modelli di vita sottratti ad una urbanizzazione selvaggia.
Diciamo che quello che sembrava vecchio e superato potrebbe diventare oggi il sogno di una nuova generazione. Per farlo ci vorrebbe, ovviamente, volontà politica e azione di governo indirizzata a questi “vecchi e nuovi” bisogni.
Del resto, non tutto allora, in quegli anni si perse. Si arrivò, in sede parlamentare al “Progetto Speciale Aree Interne”, già delimitate nel progetto speciale 33 dell’Agensud (l’Agenzia per il Sud) con delibera del Cipe 1979. Era qualcosa di molto concreto. Le linee di intervento del Progetto erano: la zootecnia, le produzioni agricole mediterranee, la forestazione produttiva, con l'obiettivo di rivitalizzare le aree interne. I comuni siciliani inseriti in quel progetto erano 135, con delle potenzialità in grado di creare le precondizioni di sviluppo e combattere così l'abbandono. C’erano anche i fondi. L’investimento previsto, con delibera successiva, era di 500 miliardi di lire da distribuire tra le regioni meridionali. A questo si giunse grazie alla mobilitazione e alle iniziative del sindacato e delle forze politiche in un fronte largo e unitario. Purtroppo dopo quella stagione le zone interne scomparvero dalle agende di governo e anche dei partiti, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Qualche anno fa era stato ripreso con fatica un cammino con nuovi provvedimenti legislativi. Ciò fu possibile grazie al Ministro della coesione sociale, Fabrizio Barca (governo Monti), con il convegno di Rieti del 2013. Un giovane ricercatore, per l'occasione, si interessò alle iniziative degli anni '70 della provincia di Enna. Ricordò il Convegno di Nicosia e la successiva manifestazione di Troina. In quella occasione, in linea con nuovi provvedimenti di governo, la realtà delle zone interne era tornata all'attenzione nazionale e, insieme ad altri comuni, c’erano quelli della provincia di Enna. Si delineava una nuova strategia territoriale per le aree interne.
C’è ancora tempo perché rinasca la speranza che qualcosa si muova per un cambio di passo contro l'abbandono e la desertificazione dei nostri comuni e delle loro aree circostanti?
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