DOMENICO GIACONIA, NICOSIA E LA SUA MEMORIA
- riceviamo e pubblichiamo
- 17 apr
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Centotrentacinque anni fa, un giovane ventitreenne, Angelo Boffi, giunge in città dal lontano Piemonte. E’ uno dei tanti giovani laureati che il Ministero della Pubblica Istruzione di allora, “catapulta” letteralmente in lontane e remote realtà urbane meridionali per rintuzzare l’atavica “fame di conoscenza” e colmare l’insufficiente numero di docenti locali. Nell’anno scolastico 1890/91 entra a far parte del “Collegio docenti” del Real Ginnasio: insegna filosofia. Sicuramente notato per la sua preparazione e serietà professionale, il sindaco di allora, il Commendatore Graziano Cirino, caldeggia la sua nomina a direttore dell’istituto scolastico (altri tempi!), che di fatto avviene un paio di anni dopo e, su sua probabile diretta iniziativa, gli conferisce l’incarico di responsabile della Biblioteca Comunale, sostituendo così l’anziano bibliotecario, il nicosiano canonico Carmelo Algozino. Provo ad immaginare le sensazioni che investono il giovane insegnante giungendo nella Nicosia di fine ‘800, lui, proveniente da una già dinamica realtà urbana qual è quella della sua città natale, Novi Ligure, in provincia di Alessandria, già allora importante snodo commerciale a confine tra Liguria e Piemonte, prima sede di floride attività artigianali per la lavorazione della seta e della canapa diventate in quegli anni attività industriali per volontà dei Savoia. Il giovane Boffi si “inserisce” in una realtà completamente diversa, sia pur antica e, per certi versi, opulenta, ma al tempo stesso, arretrata e ricca di contraddizioni sociali ed eclatanti differenze di censo. Da uomo di lettere, deve essere, senza alcun dubbio, piacevolmente sorpreso quando comincia a studiare il “fondo antico” della “Sua” Biblioteca percependone la ricchezza e la vastità documentale; i libri, provenienti dalle Corporazioni religiose soppresse dei Padri Cappuccini, dei Riformati, dei Carmelitani, dei Paoloni e il ricchissimo Fondo Speciale, costituiscono un patrimonio librario già allora unico in tutto quel martoriato territorio. Mi immagino la sua sorpresa ed il suo entusiasmo di studioso, quando si trova di fronte ad edizioni rare di libri del ‘600 , ‘700 e ‘800, a MIGLIAIA di Cinquecentine ed ammira i preziosissimi Incunaboli; egli analizza in particolare i Manoscritti, tanto da pubblicare nel 1892 un volumetto dal titolo “I Manoscritti della Biblioteca comunale di Nicosia”. Per 8 anni il giovane Boffi risiede in città; nel 1899 abbandona per sempre Nicosia e si trasferisce prima a Gubbio, poi a Cuneo fino a concludere la sua carriera scolastica nel 1928, da Preside nel Real Ginnasio di Tortona cittadina vicina alla sua terra natale. Non credo ci siano sue memorie scritte, ma non dubito che abbia vissuto quegli anni con entusiasmo e passione anche per il suo essere Custode della Memoria di una comunità che lo ha ospitato per quasi un decennio.
Perché scrivo questa storia?
Ieri l’altro l’Avv. Gaetano Cantaro, esperto cultore di “antichità”, che saluto cordialmente, ha postato su Facebook una sua illuminante testimonianza trasferita ai lettori, con toni ovviamente entusiastici, sulla imminente realizzazione del progetto di digitalizzazione, dal titolo “CUSTODIRE LA MEMORIA”, del fondo antico della Biblioteca Comunale di Enna ospitata nel bellissimo Complesso architettonico del Palazzo Chiaramonte, esordendo con queste parole: "La memoria si proietta sul futuro”: il patrimonio librario e archivistico della biblioteca comunale di Enna entra nel mondo della tecnologia digitale. Dopo aver poi ammirato quei luoghi ritratti dalle foto, presenti nello stesso post, destinati da lunghissimo tempo ad accogliere la Storia di quella comunità, confesso di aver provato una certa sensazione di “rispettosa” invidia e, al tempo stesso, di “frustrazione”.
La nostra Biblioteca Comunale, quella di Nicosia per intenderci, oggi è allocata, ormai da più di un cinquantennio del resto, in un seminterrato di un relativamente moderno fabbricato costruito negli anni “settanta” per ospitare i “nuovi” locali del Tribunale, presidio di giustizia fin dal 1862, “scippato” alla comunità nicosiana e del circondario, da uno Stato “distratto” nell’ormai, non più vicino, 2013.
E’ in quei bui e anonimi luoghi che giace il Fondo antico, ANCORA NON CATALOGATO nella sua interezza, “inerme”, non visionabile e fruibile ai più, addossato a pareti umide che creano un microclima assolutamente inadatto per conservare quelle “antiche carte”. Presidiato da un'unica funzionaria, per esso non è mai stato predisposto alcun globale progetto di catalogazione, almeno per quanto ne sappia, se non quello limitato agli Incunaboli e forse alle Cinquecentine condotto dall’ottimo Salvatore Lo Pinzino (che oggi fa parte dell’equipe di esperti del progetto ennese) né tantomeno di valorizzazione. In quegli angusti locali mai una iniziativa culturale, pochissime visite di sparuti studiosi e nessuna presentazione libraria: un luogo “dormiente”. Inoltre le varie amministrazioni che si sono succedute negli ultimi vent’anni non si sono mai preoccupate di raccogliere e catalogare quel che resta degli atti e dei documenti della “Cosa Pubblica” nel rispetto della vigente normativa: NICOSIA NON HA UN SUO ARCHIVIO STORICO!
Va da sé che per “dimenticare” è anche utile “allontanare”: infatti la sua sede compie benissimo il suo dovere di “distrazione di massa” perché dimora più angusta e anonima non può aversi (vedi foto) e inoltre le “carte” della Nicosia capoluogo di Circondario giacciono in qualche recondito deposito in balia del tempo e dei topi, così come sembra giacere la statua della Madonna del Soccorso, da poco tornata nella città dove fu commissionata nei primi del ‘500, per sua fortuna non commestibile per quei graziosi roditori.
Ecco cosa ha fatto nel tempo e continua a fare la comunità nicosiana nei confronti della PROPRIA MEMORIA!
Si attende ormai da quattro anni che si materializzi la decisione dell’attuale Amministrazione comunale di “spostare” quei tesori librari di qualche piano più in su, cioè da quando sono iniziati i lavori per la realizzazione della nuova “ipotetica” sede della Biblioteca civica, da allocare al primo piano di quello stesso stabile, nei luoghi che ospitavano prima le aule e gli uffici del Tribunale, dando pure per scontato che quel presidio di giustizia non potrà mai più essere riportato in Città e in quello stesso ”Palazzo”. Ci si chiede se i locali, non progettati per ospitare tale destinazione d’uso, siano veramente adatti ad accogliere libri antichi senza un opportuno impianto di climatizzazione, che sembra non essere previsto (vorrei essere smentito) dato l’importo dei lavori.
Non si è capaci di comprendere che i Beni Culturali in generale possano rappresentare, in questo povero lembo di Sicilia, un importante elemento di crescita sociale e di rinascita anche economica, né tantomeno si ha il giusto rispetto per la Storia di chi ci ha preceduto e per la loro immateriale eredità.
La comunità ennese progetta di “CUSTODIRE LA MEMORIA” anche digitalmente. E quella nicosiana? Sarebbe sufficiente tentare di custodirla anche solo MATERIALMENTE ma degnamente, come SI DEVE e come merita. Ci si impegni, anche nei “ritagli di tempo”, tra una sagra di paese ed un “Gran Premio” di veicoli storici, anch’essi necessari; si cerchi in tutti i modi di recuperare fondi, progettare, impiegare risorse anche umane… ma che lo si faccia!
Angelo Boffi, se fosse ancora in vita, sarebbe d’accordo con me!
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