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Piazzale Loreto: strage di partigiani

Immagine del redattore: Gabriella Grasso Gabriella Grasso

A Milano, in piazzale Loreto, il 10 agosto del 1944, 15 uomini furono fucilati senza processo e condanna dal plotone della Legione fascista "Ettore Muti". I corpi dei 15 uomini furono lasciati accatastati sullo spiazzale dalle 5 e 30 del mattino alle 20 della sera , a monito per i passanti: erano antifascisti. A guardia dei morti stavano quelli della Guardia nazionale repubblicana, che avevano posto un cartello per avocare a sè l'ignobile impresa e accusare i cadaveri di resistenza senza resa. Gappisti, c'era scritto sul cartello: QUESTI SONO I GAP SQUADRE ARMATE PARTIGIANE ASSASSINI. Non era vero, non tutti erano stati gappisti, tutti invece erano stati antifascisti. Fra i morti c'era il cattolico Vittorio Gasparini, i comunisti Libero Temolo, Giulio Casiraghi, Andrea Esposito e Vitale Vertemati, l'azionista Umberto Fogagnolo, i socialisti Eraldo Soncini, Angelo Poletti, Domenico Fiorani, Renzo del Riccio, Antonio Bravin, Emidio Mastrodomenico, Giovanni Galimberti, Andrea Ragni e Salvatore Principato. La strage di piazzale Loreto fu portata a compimento dopo quarantotto ore dalle esplosioni di viale Abruzzi che avevano fatto saltare in aria un camion tedesco, provocando il lieve ferimento dell’autista e la morte di diversi passanti. Tutti italiani. Malgrado la pattuglia della Wehrmacht non avesse riportato perdite, che avrebbero comportato l’applicazione del bando Kesselring “10 italiani per un tedesco”, l’ordine della rappresaglia arrivò lo stesso perché con la strategia del “terrore” i nazi/fascisti confidavano di annichilire la Resistenza. Nel 1945, a piazzale Loreto finiranno i corpi di Mussolini, di Petacci e di 88 uomini del governo fascista perché

ancora oggi si preferisce opporre alla memoria di quell’eccidio spietato lo spettacolo dei corpi dei rei.



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