Me l’ha detto una volta mia nonna Gera ed è stato uno degli attimi più commoventi della mia vita. Lei era una donna dura e abrasiva, che somigliava a una statua gotica. Anche lei aveva avuto i suoi dolori e suoi nodi da sciogliere. Un giorno la accompagnai a messa e un pretino, vedendola in vestito scollato, le disse: “Nonnina si copra le vergogne”. Io indicai il crocifisso e risposi al prete: “Non mi sembra che il padrone di casa abbia problemi con la nudità”. Fu allora che mi disse: “Brava, tu non conosci la vergogna”.
La vergogna non è un luogo utile: è disfunzionale, immobilizza, non fa avanzare. Un luogo che inchioda perché non permette il perdono di sé, una cantina buia chiusa dall’esterno. Il pudore, invece, è un luogo gentile, pieno di luce che a me piace molto. Una stanza dove riposano le cose che non ci convincono o che vogliamo tenere per noi. Tutti abbiamo diritto ai segreti, purché non contengano disagio.
Il rispetto dell'edentità, si costruisce esercitandosi su se stessi e superando la vergogna. Perché la vergogna fa schifo, genera mostri enormi che sono il pregiudizio, lo scherno, il suicidio, l’omicidio, la violenza. Questi mostri sono parti di noi pigiate in una cantina buia.
La percezione di sé è soggettiva e ha a che fare con un’infinità di elementi emotivi e affettivi. Ha a che fare con il libri che hai letto, le canzoni che hai sentito, gli amori che ti sei negato, gli abbracci che sei riuscito a strappare. bisogna che gli altri abbiano rispetto dei tuoi sentimenti. La vanità non è tra i miei peccati. Ho il vantaggio dell'età: l'esperienza è l'unico riscatto al crollo effetto valanga dei corpi.
Madame Drusilla Foer
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