Nicosia, una cittadina nel cuore della Sicilia dalla storia millenaria e a volte tormentata. Era qui che risiedeva lo zoccolo duro della Democrazia Cristiana ennese, per quasi mezzo secolo, tra i palazzetti di nobili e baroni, di chiese, conventi e palazzi ecclesiastici, attorniati da una miriade di case e casette di popolani e contadini……. Per quasi 50 anni regnò sovrana.
Riuscì negli anni a consolidare il suo sistema di potere, quel partito che dal dopoguerra era emanazione dei nobili dei benestanti e della chiesa, attraverso una nuova generazione di imprenditori, professionisti e “galoppini “ si consolidò e si rinnovò mantenendo il potere, anzi aumentandolo. La svolta avvenne quando penetrò senza alcun avversario nel mondo rurale e contadino nicosiano. La Democrazia Cristiana si fece carico e portavoce di quella che era la “maggioranza silenziosa” di uomini e donne che lavoravano la terra, costruendo una rete di relazioni intrecciati con il mondo ecclesiastico, che le permisero di amministrare la città quasi indisturbata fino agli inizi degli anni 90”. In questa nuova strategia politica e amministrativa che era riuscita a penetrare la grande maggioranza dei nicosiani, hanno avuto un ruolo fondamentale due enti importantissimi : l’ Azienda Speciale Silvo Pastorale e l’Ente Comunale di Assistenza.
Dell’ASSP ne parleremo un’altra volta, voglio qui affrontare il ruolo che ebbe l’ECA nel consolidamento politico elettorale della Democrazia Cristiana e soprattutto il ruolo che ebbe la chiesa locale nel concretizzare quello che sembrava un inossidabile metodo amministrativo.
Un intreccio di potere e di interessi che spesso coincidevano. Prima di addentrarmi nel cuore di questo articolo, desidero fare una precisazione, non ho volontà di risvegliare una vicenda che per molte persone fu dolorosa, traumatica e che portò anche al suicidio di una persona. Non ho questa volontà né ho questo interesse. Desidero solamente cercare di capire, e se riesco, riuscire ad aprire una discussione in seno alla nostra comunità, comprenderne gli atteggiamenti e le scelte e soprattutto riuscire a dare una lettura corretta della vita politica amministrativa che negli ultimi anni sta attraversando la nostra cittadina. Intanto cerchiamo di capire cosa era l’ECA. L'Ente Comunale di Assistenza (ECA) fu la nuova denominazione che la legge 3 giugno 1937, n° 847, dava alle preesistenti Congregazioni di carità, che venivano soppresse: non a caso il fascismo sostituì la parola "Carità" con la parola "Assistenza". Tali nuovi enti acquisirono anche l'intero patrimonio delle Congregazioni di carità. Nell'ambito del trasferimento in mani pubbliche dei compiti di assistenza, l'Ente si dotava di un proprio statuto e si poneva lo scopo di assistere coloro che si trovassero in condizioni di particolare necessità, doveva anche promuovere il coordinamento delle varie attività assistenziali esistenti nel comune. Compiti sussidiari erano: • curare gli interessi dei poveri, assumendone la rappresentanza legale davanti alle autorità amministrative e giudiziarie; • promuovere i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e di tutela degli orfani e dei minorenni abbandonati , dei cerchi e dei sordomuti indigenti, amministrare le istituzioni di assistenza e di beneficenza ad esso affidate, così come i lasciti e le donazioni. Venne disposto che i lasciti e i legati che avevano come destinatari i poveri dovessero pervenire all'E.C.A. Oltre a mantenere attività simili alle Congregazioni di carità, nel corso degli anni, sono demandate agli ECA altre forme di assistenza, ad esempio: post bellica (1945-1963), soccorso invernale (1954-1963), l'assistenza agli invalidi civili ciechi (1966-1975). Ai sensi dell'art. 25 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, "Trasferimento e deleghe di funzioni amministrative ai comuni", gli enti comunali di assistenza vennero soppressi e le loro funzioni, competenze, personale e beni trasferiti al comune in cui l'ente stesso aveva sede.
L'Ente Comunale di Assistenza (ECA) di Nicosia, era di nomina del consiglio comunale Con la vicenda dello scandalo che travolse questo ente e che mi accingo a ricostruire senza nessuna velleità storica, cercherò soprattutto di riportare alla luce gli intrecci che per decenni o forse più, attraversarono la politica nostrana, gli uomini politici che ne erano artefici e il ruolo che in tutto questo ebbe la Chiesa locale. Tutto ebbe inizio, siamo alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, con la mancanza di chiarimenti alle tante interrogazioni in consiglio comunale che l’opposizione continuava a richiedere sulla gestione dell’ Ente Comunale di Assistenza. In quegli anni alla presidenza dell’ECA era stata nominata la signora Maria Di Fini, sorella dei tre preti Di Fini, Salvatore, Michele e Felicino. Questo ente, gestiva l’ospedale Carlo Basilotta, una serie di associazioni caritatevoli e i lasciti in denaro, immobiliare e di terreni di alcuni baroni. La gestione sia dell’ospedale, dei terreni e di tutti gli altri possedimenti era “ nebulosa”, “ allegra” e “ ballerina” ( questi sono alcuni commenti che ho raccolto…..) i bilanci non erano chiari, cosi come le procedure nell’assunzione di personale all’ ospedale, che per prassi avveniva per chiamata diretta, e soprattutto le donazioni alle famiglie più povere e disagiate avvenivano con metodi personalissimi e molto spesso legati al ceppo famigliare, e alla appartenenza politica.
Si producevano senza nessun controllo favoritismi e scambi di qualsiasi tipo, anche e soprattutto elettorali. Alla prova di forza dell’opposizione con l’occupazione dell’aula consiliare, la maggioranza democristiana rispondeva ignorando queste istanze. Questo scontro, portò i partiti di minoranza a coalizzarsi, amplificando ed aumentando il livello dello scontro politico.
Gli animi erano surriscaldati a tal punto che furono inviate alcune dettagliatissime lettere anonime, a gli organi provinciali di polizia, prefettura fin anche alla Corte d’Appello di Caltanissetta, che dal canto suo aprì una inchiesta e si attivò per una verifica di quanto denunziato. Gli eventi precipitarono.
Da un controllo degli organi di polizia, emersero scandali di tutti i tipi, irregolarità e furti di denaro. La presidente ed altri funzionari furono arrestati, e preso dal panico e dalla vergogna l’economo si suicidò. Dalle indagini emersero gli intrecci tra politica e gestione dove la complicità della pubblica amministrazione fu chiara a tutti. Tutto questo accadde nel più totale silenzio e nella piena consapevolezza che l’ECA fu sfruttato per anni come un bancomat, per produrre ricchezza a pochi, e consenso e potere politico amministrativo a molti. L’ECA non era altro che un pozzo senza fondo, dove tutti attingevano, dai politici e la nuova borghesia rampante, alla chiesa e ai suoi adepti.
La storia fini come molte vicende simili in tutta Italia, qualche mese di galera e niente più, a seguito di questa vicenda l’ente fu commissariato e qualche anno dopo chiuso. Cosa ci insegna questa storia nostra e soprattutto cosa ci ricorda ? Ci ricorda dell’ influenza e degli affari che spesso si trovavano a “gestire“ la politica e la Chiesa, tra l’altro voglio ricordare a chi ci legge che a Nicosia, fino agli anni settanta , ad ogni nuova amministrazione, un assessore veniva “ nominato” segnalato dalla Chiesa e soprattutto, per comprendere bene il carattere di molti, moltissimi miei concittadini, ricordo a tutti che dopo questa brutta vicenda di corruzione, distrazione di fondi e di potere, ci si aspettava una crollo del consenso della DC. Ma così non fu, infatti nel 1970, pochi mesi dopo lo scandalo dell’ ECA, si tennero le elezioni amministrative, e la DC partiva da un consolidato di 20 consigliari comunali su 32. Alla fine dello sfoglio, la DC passa dai 20 consiglieri eletti alle precedenti amministrative a 22.
I nicosiani hanno premiato ancora una volta quelli che ritenevano il più forte e quelli che potevano garantirgli meglio qualche favore per il loro orticello. Anche questa è la nostra storia e probabilmente ci fa comprendere molte cose del nostro presente.
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