CLAUDIO BISIO: " SFRATTO LEONCAVALLO, PROVA DI FORZA. IL COMUNE DI MILANO NON LO FACCIA MORIRE".
- Germinal Controvoce
- 24 ago
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"Ci sono cresciuto dentro e ricordo tutto benissimo fin dal 1975, la prima sede che era al Casoretto, che era il mio quartiere"
"C’era la musica, c’era il teatro, le manifestazioni... Sono del ’57, quindi coetaneo di Fausto e Iaio. Uccisi dai fascisti poco lontano da lì, il giorno dopo siamo scesi tutti in piazza. Ed è uno scandalo che non ci siano ancora i nomi dei responsabili, dopo tanti anni". Così il comico e conduttore televisivo, Claudio Bisio, in un'intervista a la Repubblica, sullo sfratto del Leoncavallo, che giudica "una prova di forza, con tutti quei poliziotti, e nessuno dentro. Fa ridere e fa piangere".
"Io spero molto che il Comune di Milano si stia attivando per non far morire il Leoncavallo. Magari altrove, ma non deve finire - ha aggiunto - questa esperienza lunga 50 anni, e lo dico io che ci sono nato dentro. La cultura è un investimento, ci sono altre esperienze in Italia che dimostrano l’impegno delle amministrazioni in questo senso. Poi, tutto va fatto nella legalità, con concessioni regolari (non come le spiagge, però)".
A parte il mestiere, cos’altro ha imparato al Leoncavallo? "Che la creatività e l’arte non vengono sempre dall’alto, e che le opere non nascono solo nei palazzi dei re. Perché le vie dell’arte sono infinite, e se c’è gente civile che fa cose belle, spontaneamente, perché tarpargli le ali? Il Leoncavallo è sempre stato una factory, ha ospitato artisti, organizzato eventi, prodotto cose belle. Abbiamo fatto cultura, e se ci sono stati accenni di violenza, è sempre successo per gli sgomberi. Il ministro Giuli dovrebbe andare a vedere cos’è quel posto. Se sono solo muri sporchi o se c’è arte, e sto solo parlando dei murales dei sotterranei", ha sottolineato Bisio.










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