Per fare chiarezza sin da subito: del monastero dei monaci benedettini denominato “U Diavolazzo” di cui, ancora oggi, qualche rudere si erge su un monolite nelle adiacenze del fiume Salso, in contrada Ciappiere o Marenga a Nicosia, ne so poco. Ho cercato, rovistato, vecchi libri o il web, ma ho trovato poca roba.
Dalle notizie che ho recuperato, pare che intono al XII secolo i frati benedettini, che dimoravano nella Chiesa di San Benedetto, inspiegabilmente si spostarono verso l’aperta campagna dove proprio lì in contrada Ciappiere o Marenga edificarono un monastero che ricorda per qualche aspetto quelli presenti ancora oggi in Tessaglia, regione greca, denominati Meteore.
Come dicevo prima, si sa ben poco delle motivazioni e del perché i monaci decisero di trasferirsi in quei luoghi e si sa ancora meno del perché venne chiamato “U Diavolazzo“. Gli studiosi sostengono che questo trasferirsi rientra nelle regole dei frati benedettini, che come principio base avevano il dettato di "Ora et Labora", la preghiera associata al lavoro. Il nome tramandato in dialetto la dice lunga sul mistero del luogo a cui ci riferiamo: ‘U Diavolazzo.
Di quel monastero oggi resta ben poco, si intravedono due livelli strutturati a torretta e una chiesetta nelle vicinanze . La struttura pare sia stata abbandonata dopo circa 500 anni e da allora giace in preda alle intemperie e all’incuria che lo stanno facendo scomparire. Come si vede , le notizie storiche che sono riuscito a reperire non sono molte. Ma, come ben sappiamo, le informazioni che non riesce a dare la storia ufficiale, molto spesso le si possono andare a cercare con i giusti filtri tra le leggende.
Ed è proprio nelle leggende che sono andato a rovistare per saperne un po' di più. Infatti,racconta la leggenda che dopo qualche anno che i monaci si trasferirono nel monastero in contrada Ciappiere o Marenga, iniziarono una attività estrattiva del sale. Una giovane contadina affamata bussò alle porte del monastero chiedendo del cibo e un ricovero per la notte. I monaci del monastero furono ben felici di accoglierla tra loro e la trattarono come una di loro.
Da un giorno (per come era prevista) la ragazza si trattenne per varie settimane, anche perché si invaghì follemente di un giovane monaco.
I due si amarono perdutamente. La vita dei due amanti nel monastero procedeva bene finché un giorno non li scoprì il frate priore, che, per mantenere il segreto, approffittò sessualmente della ragazza, e con lui altri monaci… insomma quasi tutta la comunità.
L’amore per la ragazza e la violenza subita da essa fece diventare cieco dal dolore il giovane amante, che, in una notte d’estate, accoltellò a morte il frate priore e altri due monaci che trovò assieme a lui e, subito dopo, abbracciato alla sua amata, si gettò dal dirupo, uccidendosi.
I monaci rimasti vivi, altri 5, per coprire e nascondere queste e altre loro malefatte, dissero ai contadini che era stato opera del diavolo. E fu proprio per questo motivo che il monastero dall’ora prese il nome di “U Diavolazzo”.
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