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L'onorevole Lantieri proclama che non ci saranno tagli per gli ospedali di Leonforte e Piazza Armerina : FALSO!

Giovedì 17 luglio, si è tenuta a Enna l’assemblea dei sindaci e alla presenza dell’assessore alla Salute Faraoni e dei dirigenti dell’assessorato Iacolino e Murè si è discusso dell'ipotesi di tagli e ridimensionamenti aventi in oggetto 367 posti letto in meno in tutta la Sicilia e l’assessore Faraoni ha confermato l’ipotesi della rete ospedaliera che prevede i tagli per gli ospedali di Leonforte, Piazza Armerina e Enna. Alla fine dell'incontro l'onorevole Lantieri ha però annunciato trionfalisticamente che nessun taglio verrà fatto senza aggiungere: per ora ossia nell'immediato, ma non certo a breve tempo e a nulla serviranno le proteste di sindaci e comitati e ancor meno il bisogno di propaganda di questo o quell'onorevole perché se i politici mentono, i numeri no e la manovra all’esame del Parlamento è chiara: gli stanziamenti per il Fondo sanitario nazionale diminuiranno fino a scendere sotto il 6% del Pil, entro tre anni e a lanciare l’allarme sulla sanità non sono solo i sindacati, l'Anci e le opposizioni, ma tutte le maggiori istituzioni e agenzie indipendenti: Banca di Italia, Corte dei Conti, Fondazione Gimbe e Istat. Con quale coraggio si continua a fare propaganda sulla salute delle persone? I numeri sulla sanità, nella loro crudezza, parlano chiaro, l’Italia è il Paese con la minore spesa sanitaria dei Paesi del G7, sia in rapporto al Pil che in termini di spesa pro capite, oltre ad essere l’unico Stato nel quale è inferiore a quella di dieci anni fa e con una spesa sanitaria del 6,2% in rapporto al Pil, siamo anche agli ultimi posti in Europa. In Italia cresce solamente la spesa sanitaria privata sostenuta dalle famiglie, che ha raggiunto i 46 miliardi di euro. Dalle tabelle governative risulta che la spesa per la sanità pubblica passa dal 6,3% del Pil del 2024 al 5,9% prevista fino al 2027. Nel 2023, 4 milioni di persone, ha rinunciato a curarsi, perché le liste di attesa sono lunghe e le visite mediche costose. Stiamo attraversando uno dei periodi più difficili per la sanità pubblica. I disagi e i disservizi sono il risultato di una politica che ha considerato la sanità pubblica solo come voce di spesa e non come risorsa per i cittadini, tradendo il senso e il contenuto di quell’articolo 32 della Costituzione che prevede un’assistenza globale e gratuita per tutti. Ogni campagna elettorale vede in agenda la sanità pubblica peccato che poi ogni promessa venga tradita puntualmente perché è più vantaggioso aprire sempre maggiori spazi al privato che considera la salute non come bene comunitario da tutelare, ma come una merce qualsiasi, da vendere e comprare anche con la fumosa prassi dell' intramoenia, cioè della libera attività negli ospedali pubblici. Per questo quando si cerca un appuntamento per una visita ci si sente rispondere spesso: il suo appuntamento nel pubblico è tra quattro mesi, con lo stesso medico, in libera professione e a pagamento, anche domani. E che dire degli esami di secondo livello, richiesti dal medico specialista privato e prescritti dal medico di base a carico del SSN? Il privato incassa la parcella e gli esami da lui richiesti li paga lo Stato con l' obbligata complicità del medico di base. Bisognerebbe portare la quota del PIL per la Sanità pubblica ad almeno il 7% come negli altri paesi europei, riaprire immediatamente le assunzioni pubbliche, rendere libero l’accesso alle facoltà di Medicina per i giovani aspiranti medici riqualificando le Università Italiane, riformare il ruolo del medico di base, rendendolo dipendente pubblico del SSN e eliminare ogni commistione tra pubblico e privato. I medici devono scegliere da che parte stare, senza alcuna ambiguità, perché la pratica della Medicina non è mercenaria.

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