Maturità 2025: il ministro boccia la protesta.
- Gabriella Grasso

- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min
La maturità dell'anno 2025 verrà ricordata per i maturandi, quattro su cinquecentoventicinquemila: 4 su 525.000 , che hanno fatto scena muta all'orale e ora, per colpa loro, il ministro Valditara sarà costretto a cambiere le regole. Dall'anno prossimo infatti chi farà scena muta, per protesta, verrà bocciato/a; se invece tacerà per impreparazione o paura o anche altro, no.
Nell'anno 2025 dell'era meloniana, la protesta è bandita.
Meglio impreparati che sovversivi, ha risposto Valditara alla giornalista Gianna Fregonara del Corriere della Sera. Il ministro ha ammesso che i maturandi "mutangheri" hanno agito nel rispetto delle norme, ma non hanno mostrato rispetto per le regole e quindi dall'anno prossimo le regole cambieranno.
Così imparano a protestare, questi giovani.
Ora, se per alcuni la protesta è stata solamente una provocazione calcolata per altri, è stata una denuncia lucida contro un sistema che non ascolta, contro una maturità che non tiene conto del percorso, né delle esigenze della comunità scolastica. Il vero nodo della questione, però, sembra essere un altro, e cioè: è legittimo dissentire contro un esame di Stato? E se sì, fino a che punto? Il ministro dell’Istruzione Valditara, non ha dubbi: no, non si può. Tanto che, la sua risposta alla protesta, ma anche richiesta degli studenti, è stata: chi non collabora verrà bocciato. Non basterà più solo accumulare crediti e superare gli scritti. Il colloquio orale tornerà a essere vincolante. La riforma è già in cantiere. Una risposta che, invece di ascoltare, chiude un dibattito profondo e importante, in un’epoca in cui l’unica cosa che sembra valere è l’essere performante
L’esame di Maturità, per molti studenti è diventato solo un ostacolo da superare, un punteggio da raggiungere. Uno degli studenti contestatori ha detto: «Il voto non riflette chi siamo». Un altro ha parlato di una scuola che non vede le persone. L’altro ancora ha messo in discussione il concetto stesso di equità. Temi profondi e fondamentali sempre, ma ancora di più a diciott’anni. Ma se la scuola non sa rispondere a queste domande, forse il problema non è tanto il gesto, ma ciò che lo ha reso necessario agli occhi dei ragazzi.
Spiegatelo a Valditara.











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